LetteraturaPrimo PianoI volti della filosofia: Senofane, il poeta-filosofo

Francesca Ricciuti6 Luglio 2019
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Senofane è stato un filosofo e poeta greco antico presocratico. Poche le notizie biografiche: le uniche ci vengono fornite da Diogene Laerzio. Lasciò presto la natia città dell’Asia Minore e passò la maggior parte della vita errando per il mondo greco e recitando versi, secondo la tradizione degli aedi; solo nella tarda vecchiaia (visse, pare, oltre 92 anni) si fermò a Elea, colonia dei Focesi nella Magna Grecia e poi centro della tradizione filosofica che si disse perciò eleatica. Secondo alcuni non fu discepolo di nessuno, secondo altri dell’ateniese Betone o di Archelao.

Scrisse elegie, di cui è superstite qualche ampio brano: minori frammenti restano dei Σίλλοι (Silli, cioè componimenti satirico-polemici) con i quali forse si identificano le Παρῳδίαι (Parodie) e il Περὶ φύσεως (Sulla natura), titolo con il quale, secondo una certa storiografia, si indicherebbe genericamente la produzione filosofica di Senofane e non uno scritto particolare, in cui più propriamente erano esposte le sue concezioni filosofiche. Di due suoi poemi, Fondazione di Colofone e Fondazione della colonia di Elea, non si ha che qualche notizia.

La polemica antiomerica si svolge precipuamente nei Silli. Al pari di Omero, Senofane considerò falso maestro anche Esiodo; l’ambito su cui si situa la critica senofanea è l’antropomorfismo religioso, presente nei poemi di Omero e di Esiodo: «Omero ed Esiodo  hanno attribuito agli dèi tutto quello che per gli uomini è oggetto di vergogna e di biasimo: rubare, fare adulterio e ingannarsi… i mortali credono che gli dèi siano nati e che abbiano abito, linguaggio e aspetto come loro… gli Etiopi credono che (gli dèi) siano camusi e neri, i Traci che abbiano occhi azzurri e capelli rossi …ma se buoi, cavalli e leoni avessero le mani e sapessero disegnare… i cavalli disegnerebbero gli dèi simili a cavalli e i buoi gli dèi simili a buoi». In realtà, «uno, dio tra gli dèi e tra gli uomini, il più grande, non simile agli uomini né per aspetto né per intelligenza… tutto intero vede, tutto intero pensa, tutto intero sente… senza fatica tutto scuote con la forza del pensiero… sempre nell’identico luogo permane senza muoversi, né gli si addice recarsi qui o là».

Oltre a schierarsi contro i valori propri del mito e della epopea omerica, affermò la netta superiorità dei valori spirituali – quali la virtù, l’intelligenza e la sapienza – sui valori puramente vitali, come la forza e il vigore fisico degli atleti.

Se è sbagliato propugnare l’antropomorfismo degli dèi, altrettanto sbagliato è – nell’ottica di Senofane – ritenere che la conoscenza divina sia paragonabile a quella umana: il sapere proprio della divinità è infatti nettamente superiore rispetto a quello umano, e gli uomini – nella migliore delle ipotesi – possono acquisire qualche certezza dopo aver percorso un faticoso itinerario conoscitivo.

Senofane dubitò fortemente anche che la divinità aiutasse gli uomini a conoscere, mettendo in questo modo l’accento sulla responsabilità umana della conoscenza: senza godere e usufruire di aiuti divini, l’uomo è responsabile e artefice della formazione e della propria conoscenza.

Francesca Ricciuti

Abruzzese, classe '85. Laureata con lode in Filologia Classica presso la Sapienza di Roma. Da sempre appassionata delle lingue classiche, ha insegnato sia privatamente che a scuola.