Testimone importante dell’Atene a cavallo tra il V ed il IV secolo, apice della cultura greca, Platone è una delle personalità più influenti del pensiero filosofico occidentale.
Il filosofo ateniese ci è noto tramite svariate fonti, tra cui Le vite dei filosofi di Diogene Laerzio del III secolo d. C., e in particolare grazie alla Lettera VII, una sorta di autobiografia intellettuale.
Nasce ad Atene da una famiglia aristocratica: il padre è Aristone e la madre Perictione. La data di nascita viene stabilita da Apollodoro di Atene, nella Cronologia, all’ottantesima Olimpiade, nel settimo giorno del mese di Targellione, cioè alla fine di Maggio del 428 a. C.
Avrebbe partecipato a tre spedizioni durante la guerra del Peloponneso dal 409 al 407.
Fondamentale resta l’incontro con Socrate che, dopo l’esperienza del governo oligarchico e filo-spartano dei Trenta Tiranni, viene accusato dal nuovo governo democratico di empietà e corruzione dei giovani e condannato a morte nel 399 a.C. Tale avvenimento segna profondamente il pensiero di Platone e nell’Apologia di Socrate egli descrive il processo del maestro e denuncia la falsità di chi lo accusa e la presa che questa ha sui giovani, convincendosi del fatto che la democrazia sia un sistema corrotto intriso di demagogia e retorica. Contro la crisi della democrazia Platone propone un sistema alternativo che sia basato sulla costruzione di una politica della ragione, fondata su principi eterni.
Platone muore nel 347 a.C, durante la composizione dei dodici libri delle Leggi, e la guida dell’Accademia, da lui fondata, passa al nipote Speusippo. La scuola ha vita fino al 529 d. C., quando viene definitivamente chiusa da Giustiniano.
Dal 395 Platone comincia la stesura dei primi dialoghi, ritenuti i più socratici, nei quali affronta appunto la figura di Socrate e la funzione dei sofisti, tra cui l’Apologia di Socrate, il Critone, lo Ione, l’Eutifrone.
Il Corpus Platonicum contiene opere già nell’antichità considerate spurie, tra cui i dialoghi Erissia, Alcione, Sisifo, Assioco, Demodoco, Sul giusto, Sulla virtù, la raccolta delle Definizioni e l’Epinomide.
Sebbene il sistema platonico sia notevolmente incentrato sulla politica, il temerario progetto di definire e creare uno Stato Ideale in cui a governare siano i filosofi può essere compreso solo a partire dalla teoria delle Idee; tale teoria non è oggetto di trattazione di un dialogo specifico, ma è ricavabile lungo tutta la trattazione platonica. Strettamente connessa alla ricerca socratica della definizione e dei concetti universali, questa dottrina ne è un più vasto sviluppo. Essa cerca di rispondere ad una antica vexata quaestio posta dai presocratici.
Platone sostiene l’esistenza di una realtà sovrasensibile, l’Iperuranio, dove risiedono le idee, entità immutabili e perfette, di cui il mondo visibile non è che una copia imperfetta. L’idea diviene causa universale degli oggetti sensibili, che partecipano della sua perfezione assoluta, imitandola. Eternamente costante, il mondo ideale invisibile è un mondo eleatico che si oppone a quello eracliteo del divenire; esso è il mondo dell’essere e le Idee sono “ le cose che realmente sono”.
Platone individua due tipologie di Idee: le idee valori che corrispondono ai principi etici come il Bene, la Giustizia, la Bellezza, e le idee matematiche che fanno riferimento ai principi della geometria e della matematica.
L’esperienza serve però solo da stimolo e la vera conoscenza deve essere fondata sulla Noesis, la ragione intuitiva.
L’interrogativo attorno a cui ruota tutta la speculazione filosofica platonica, cioè come bisogna vivere e come debba realizzarsi la giustizia in uno Stato Ideale, viene affrontata nel dialogo in dieci libri La Repubblica. Essa si presenta come un’opera enciclopedica che tratta argomenti disparati tra cui l’ontologia, la gnoseologia, la filosofia, la politica e l’etica. In tutti questi temi è evidente l’aspirazione platonica ad una Città perfetta che consenta la fusione di conoscenza e potere; solo la ragione e la giustizia possono dotare di coerenza le azioni politiche. Secondo Platone il buon governo dipende dalla conoscenza e dalla rettitudine dell’anima e la politica ha bisogno di un particolare tipo di governante: il filosofo re, a cui si arriva dopo una lunga fase di autodominio.
I detentori del potere saranno coloro che conoscono il Bene, l’Idea più somma che si possa indagare razionalmente e la città platonica sarà basata e retta sulla eunomia, la buona legge; il governo del Bene è il governo di chi mette al primo posto la ragione.
La filosofia platonica è una tappa fondamentale dell’intera storia della filosofia occidentale che si riconosce di lui debitrice. Nietzsche lo definisce come il figlio più bello dell’antichità, mentre il filologo tedesco Wilhem von Christ qualifica Platone come un bellissimo gioiello.

Francesca Ricciuti
Abruzzese, classe '85. Laureata con lode in Filologia Classica presso la Sapienza di Roma. Da sempre appassionata delle lingue classiche, ha insegnato sia privatamente che a scuola.