ArtePrimo PianoI Pilastri dell’Arte: la Royal Collection

Martina Scavone10 Luglio 2022
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Allo sguardo attento degli spettatori della pluripremiata serie tv The Crown non sarà certo potuta sfuggire, nelle pompose ambientazioni degne per l’appunto di una famiglia reale, la presenza a tratti persino invadente di un gran numero di dipinti e opere d’arte, sagaci riproduzioni di quella che è meglio nota come la Royal Collection, ovvero la preziosa raccolta d’arte dei reali britannici, accumulata in un arco temporale di cinque secoli, a partire dai Tudor.

Leonardo da Vinci, Studio di un feto nell’utero materno, 1511, Londra, Royal Collection

Poiché il proprietario della ricca collezione cambia coerentemente con il passaggio di testimone sul trono inglese, attualmente la “fortunata” detentrice non è altri che la regina Elisabetta II, in carica da ben 69 anni; a supervisionare e occuparsi della manutenzione e valorizzazione della collezione è invece il Royal Collection Trust. I numeri rendono l’idea della vastità della collezione, che conta all’incirca 7.000 dipinti, 450.000 fotografie e 40.000 acquerelli oltre a ceramiche, oggetti preziosi, tendaggi, arazzi, armature, orologi, strumenti musicali, sculture e libri antichi, disseminati nelle varie residenze reali britanniche, tra cui Hampton Court, Kensington Palace, Windsor Castle e Buckingham Palace, dove nel 1962 venne inaugurata la Queen’s Gallery proprio allo scopo di esporre a rotazione le numerose opere della collezione reale. Alcune residenze sono aperte al pubblico, rendendo possibile la visita sia degli spazi che delle opere di cui sono adorne, mentre altre sono riservate alla sola famiglia reale, con la conseguenza che le porte delle gallerie custodite al loro interno sono precluse a tutti coloro che non vantano un titolo nobiliare. In ogni caso, la Royal Collection si distingue per essere la sola grande collezione reale o principesca europea ad aver mantenuto la sua identità, poiché le altre sono state perlopiù assorbite dai musei statali.

La Queen’s Gallery, Buckingham Palace, Royal Collection Trust © Her Majesty Queen Elizabeth II

Per quanto riguarda invece la natura delle opere e degli autori, si registra una grande eterogeneità: si parte dalle glorie nazionali passando per artisti americani, olandesi, fiamminghi, francesi e tedeschi fino a giungere agli italiani, uno dei gruppi più folti, con nomi di rilievo tra cui Raffaello, Guido Reni, Parmigianino, Michelangelo e Lorenzo Lotto, solo per citarne alcuni.

Raffaello e collaboratori, La predica di San Paolo ad Atene, 1515-1516, tempera su cartone, 390×440 cm, Royal Collection

La storia della nascita della collezione è piuttosto lunga e complessa: Oliver Millar, controllore dei quadri della regina tra il 1972 e il 1988, scrive che la collezione venne composta da una successione di re, regine, consorti e principi inglesi; e afferma altresì che riflette il loro discernimento e pregiudizio, il loro cattivo e buon gusto, al pari di amicizie, diletto, relazioni, contrasti, idiosincrasie e ossessioni e – come è ovvio che sia – anche una trama di associazioni dinastiche. Entrando più nello specifico, il primo monarca inglese della cui collezione si ha testimonianza è Enrico VIII (1491-1547, re dal 1509), ma molte delle opere da egli possedute non possono essere identificate con certezza (a causa di lacune negli inventari) oppure sono andate disperse; tra queste, rientra probabilmente il San Giorgio e il drago (1505, oggi alla National Gallery di Washington) di Raffaello, che si ritiene sia stato un dono diplomatico a suo padre Enrico VII da parte di Guidobaldo da Montefeltro, duca di Urbino. La storia ci conferma che Enrico VIII fu un grande appassionato d’arte, per la quale non badava a spese in quanto già all’epoca egli ne aveva compreso il valore propagandistico. Da Enrico VIII in poi, anche i suoi successori acquistarono e collezionarono dipinti, ma solo pochi di loro si distinsero per un genuino interesse per l’arte. Tra questi, spicca senz’altro il nome di Carlo I (1600-1649, re dal 1625), che riunì una delle collezioni più eccellenti di dipinti mai creata e conferì all’Inghilterra una nuova posizione negli affari culturali europei. La passione artistica di Carlo maturò nel momento in cui ereditò il nucleo della sua futura collezione dal fratello maggiore Henry, principe del Galles, morto nel 1612 all’età di soli 18 anni. Altre opere d’arte giunsero come doni diplomatici, ma la maggior parte della collezione si formò grazie all’iniziativa personale del regnante, che spese per essa ingenti somme di denaro, poi all’origine delle difficoltà finanziarie che contribuirono al suo declino. Egli si distinse per un particolare interesse nei confronti della pittura del Rinascimento italiano, specie per la scuola veneziana del XVI secolo, ma uno degli acquisti di maggior valore risale al 1623, quando Carlo comprò un gruppo di disegni preparatori degli Atti degli Apostoli di Raffaello per usarli alla Fabbrica di Arazzi Mortlake, da poco creata.

Andrea Mantegna, Trionfi di Cesare, 1485-1505 ca., tempera a colla, 268×278 cm ciascuna, Londra, Hampton Court

La seconda spesa importante risale invece al 1627, quando il re batté i suoi rivali per assicurarsi la maggior parte della famosa collezione Gonzaga, compresa la serie di nove tele che compongono il Trionfo di Cesare di Andrea Mantegna, dipinte all’incirca tra il 1485 e il 1505. Carlo patrocinò anche artisti viventi, tra i più famosi Pieter Paul Rubens e Antoon van Dyck, che nominò cavalieri rispettivamente nel 1630 e nel 1632. Sebbene dopo la condanna a morte e l’esecuzione del sovrano nel 1649 i suoi beni vennero dichiarati proprietà di stato e gran parte della sua collezione venne venduta per impiegare il denaro ottenuto per uso pubblico, alcune opere furono gelosamente conservate, compresi i disegni preparatori dell’arazzo di Raffaello e i Trionfi di Cesare di Mantegna, che fanno tuttora parte della collezione reale e sono conservati rispettivamente al Victoria & Albert Museum e ad Hampton Court. Fu suo figlio e successore al trono, Carlo II (1630-1685) a impegnarsi per recuperare quanto più possibile della collezione del padre. Se da un lato egli non riuscì nell’intento, essendo ormai le opere finite nelle mani di acquirenti stranieri, dall’altro cercò di rimediare con ulteriori acquisti, tra cui spicca per importanza la celebre collezione di disegni di Leonardo da Vinci, ora al castello di Windsor.

Antoon van Dyck, Ritratto di Carlo I con M. de Saint-Antonie suo maestro di equitazione, una delle opere della Royal Collection

Dopo di loro, ci furono altri noti collezionisti fra i membri della famiglia reale inglese: Frederick, principe di Galles (1707-1751) e suo figlio Giorgio III (1738-1820, re dal 1760) e a sua volta il figlio Giorgio IV (1762-1830; reggente dal 1811 a causa della malattia del padre, e re dal 1820). Gli ultimi in ordine cronologico ad aver dato grande impulso alla collezione reale furono invece la nipote di Giorgio, Vittoria (1819-1901, regina dal 1837) e suo marito, il principe Alberto, amanti dell’arte contemporanea, che più di tutte decisero di valorizzare. Inoltre, la coppia di regnanti si impegnò notevolmente nel cercare di migliorare l’amministrazione della collezione e la sua accessibilità al pubblico, tanto che Hampton Court fu aperta al libero ingresso dei visitatori, sia pur solo in determinati giorni.

Di recente, la famiglia reale inglese ha manifestato un atteggiamento di ancor maggiore apertura e – oltre a dare la possibilità al pubblico di osservare da vicino le opere della raccolta reale nelle varie residenze che prevedono il libero accesso al pubblico esterno – ha acconsentito a far partecipare un cospicuo numero di pezzi della collezione a un evento espositivo eccezionale, approfittando della necessità delle residenze reali di subire dei lavori di ristrutturazione.

Uno scatto dalla mostra Masterpieces from Buckingham Palace, Royal Collection Trust © Her Majesty Queen Elizabeth II

Quasi un anno fa, infatti, è stata inaugurata la mostra Masterpieces from Buckingham Palace, che allieterà i visitatori della Queen’s Gallery londinese fino a gennaio 2022. La mostra si presenta dunque quale una preziosa e irripetibile opportunità per riunire per la prima volta nella storia 65 dipinti della Royal Collection britannica, così da offrirli allo sguardo del grande pubblico, che avrà modo di ammirare, fra gli altri, i capolavori di Tiziano, Rembrandt, Johannes Vermeer, Antoon van Dyck e Canaletto, alcuni dei quali mai esposti prima d’ora.

Martina Scavone

Nata a Roma, classe ‘93. Si è laureata all’Università di Roma Tor Vergata: triennale in Beni Culturali e magistrale in Storia dell’Arte. Dopo un Master di II livello in Gestione dei Beni Culturali, ha iniziato a lavorare attivamente come curatrice e storica dell'arte. Ama leggere, viaggiare e l’arte in tutte le sue sfaccettature.