ArteItinerariPrimo PianoI Pilastri dell’Arte: Cori e le sue bellezze storico-artistiche

Martina Scavone6 Febbraio 2022
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Continuando sulla scia dell’architettura religiosa corese, è doveroso citare la storica Chiesa di Santa Maria della Pietà. Nascosta fra i vicoli di Cori, è uno scrigno prezioso in cui sono conservati manufatti come un candelabro pasquale del XII secolo (probabilmente proveniente dall’area dell’abbazia di Montecassino), un’urna cosmatesca per altare risalente all’XI-XII secolo, un pregiato organo a canne del 1630 e notevoli dipinti seicenteschi, tra cui la “Pentecoste” attribuita ad Anastasio Fontebuoni (1571-1626).

Un’ulteriore perla è poi costituita dalla medievale Chiesa del Santissimo Salvatore, che conserva pitture tra le più pregevoli realizzate a Cori nel XVII secolo, tra cui due affreschi – ancora una volta – del fiorentino Fontebuoni e i dipinti della Cappella del Carmelo (1614), di artista anonimo.

La chiesa di Sant’Oliva

Una chiesa medievale che ingloba i resti di un antico tempio romano del III-I secolo a.C. intitolato a Giano, una cappella del Quattrocento dedicata al S. Crocefisso e interamente affrescata, un chiostro rinascimentale e un convento degli Agostiniani: tutto questo è la chiesa di Sant’Oliva, che per tale ragione si è guadagnata l’appellativo di “complesso monumentale”.

Chiesa e convento di San Francesco

Segue il cinquecentesco convento di San Francesco che – visibile da gran parte di Cori – venne ultimato nel 1526. Il vero gioiello della chiesa è costituito dal ricco soffitto a cassettoni dorato su sfondo turchino, realizzato tra il 1673 e il 1676 da Luigi Guarnieri. Tuttavia, tale aspetto barocco venne conferito alla chiesa solo in un momento successivo; in origine, infatti, questa rispecchiava – tanto nell’architettura quanto nella decorazione – la semplicità dell’ordine francescano e dei canoni rinascimentali. Al suo interno è presente un dipinto di San Carlo Borromeo, attribuito al Pomarancio (1570-1630).

Il Santuario della Madonna del Soccorso

Termina la rassegna di architettura religiosa corese il Santuario della Madonna del Soccorso, la cui fondazione è legata a una fonte antica, secondo la quale nel 1521 una fanciulla di nome Oliva Iannese si perse sul Monte Ginestra (dove sorge il Santuario); qui fu nutrita e protetta dalla Vergine Maria, il che le permise di restare in vita per ben otto giorni, durante i quali si persero le sue tracce. Quando la cittadinanza si recò sul luogo del ritrovamento, trovarono un affresco della Vergine in trono con in braccio un Gesù Bambino benedicente, pertanto decisero di erigere in quello stesso luogo una cappella, che ospitò le spoglie della stessa Oliva, morta pochi giorni dopo. Nel tempo i devoti aumentarono e nel 1634-39 venne costruito il santuario vero e proprio, finanziato dalle autorità e dalle famiglie coresi più abbienti, e la Madonna della Ginestra – o Madonna del Soccorso, come fu ribattezzata – divenne patrona di Cori insieme a Sant’Oliva di Anagni. Al suo interno campeggia ancora l’immagine della Madonna, probabilmente appartenente – in realtà – a una cappella preesistente, che è stata staccata dal muro e inserita in una cornice per preservarla dall’umidità.

Resti del Tempio dei Dioscuri o di Castore e Polluce

Tuttavia, Cori reca ancora le tracce del suo glorioso passato meno recente, grazie alla presenza di siti archeologici di interesse straordinario, tra cui il Tempio dei Dioscuri o di Castore e Polluce, punto nevralgico dell’antico foro romano, anche noto come via delle Colonne, che vanta la presenza di reperti archeologici tra cui parti di colonne, mosaici e tratti di mura poligonali. Il tempio, in origine esastilo, venne costruito tra il IV secolo a.C. e il II secolo a.C. Ad oggi, è possibile ammirare i resti risalenti al restauro realizzato nel I secolo a.C. da due magistrati, come testimoniato da un’iscrizione sull’architrave che ha permesso di risalire altresì alle divinità a cui il luogo di culto era dedicato. Le statue dei Dioscuri dovevano trovarsi nella cella centrale ed erano certo di dimensioni imponenti, a giudicare dai pochi frammenti rinvenuti: alti circa 1,90 metri, in marmo di Paros, Castore e Polluce apparivano armati e tenevano alla briglia cavalli alti 1,70 metri.

Tempio di Ercole

Rimanendo nell’ambito della ricchezza archeologica di Cori, come non citare il Tempio di Ercole: eretto tra l’89 e l’80 a.C., durante la dittatura di Silla, domina la città dall’alto; sorgeva infatti a 398 metri di altitudine, ossia sulla sommità del colle su cui era nata l’antica città di Cora. I committenti furono due magistrati locali, Marco Maglio e Lucio Turpilio, il cui nome è inciso sull’architrave della porta. Sebbene il tempio sia da sempre noto come tempio d’Ercole, in realtà la sua attribuzione è incerta. Furono i coresi a chiamarlo in questo modo già da prima del 1600, così come rivelano i documenti e un’iscrizione del XVIII secolo considerata apocrifa. Probabilmente questa fu una delle peculiarità che, nel corso dei secoli, ha attirato a Cori numerosi studiosi del tempio: da Giovanni Battista Piranesi (1720-1778), il quale gli ha dedicato una serie di incisioni, a Raffaello (1483-1520), il quale lo misurò e lo immortalò in vari schizzi in occasione della sua nomina ad architetto della fabbrica di San Pietro al posto del Bramante.

Numerose anche le architetture, sia civili (Ponte romano della Catena, Pozzo Dorico e Palazzi vari) che militari (Cinta muraria, Torri difensive, Monumento dei caduti, Castelli). Occorre, infine, citare le Fontane di Piazza Romana, quella di Monte Pio, quella di Piazza della Croce e quella di Via San Rocco. Sorte nel 1887-1888 per soddisfare il fabbisogno idrico, oggi sono parte integrante del tessuto urbanistico della città. Lo stesso può dirsi dei due Monumenti alle croci: quello del 1842 si trova in Piazza della Croce, a cui dà il nome, mentre quello del 1926 è situato in Piazza Sant’Oliva.

Martina Scavone

Nata a Roma, classe ‘93. Si è laureata all’Università di Roma Tor Vergata: triennale in Beni Culturali e magistrale in Storia dell’Arte. Dopo un Master di II livello in Gestione dei Beni Culturali, ha iniziato a lavorare attivamente come curatrice e storica dell'arte. Ama leggere, viaggiare e l’arte in tutte le sue sfaccettature.