ArtePrimo PianoI Luoghi dell’Immaginario: lo studio di Davide Dormino

Nicoletta Provenzano29 Aprile 2019
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Entrare nello studio di un artista è sempre una scoperta, un percorso intenso e a volte vorticoso verso l’altro e i suoi spazi fisici e mentali. L’incontro con Davide Dormino nel suo studio al Pigneto è un viaggio all’interno dei materiali della scultura, del disegno, di una metrica corporea che si spinge sempre oltre la legge fisica, la resistenza dei materiali, i limiti dell’equilibrio e che pure di queste si serve per tradurre l’inesplicabile coincidenza di una fusione tra l’interiorità della nostra struttura, sia corporea che culturale, e la materia: ferro, marmo, bronzo, legno.

Tra lo spazio ordinato, bianco, pronto per il lavoro sapiente e abile delle mani, il corpo leggero, ma solido delle opere appare pian piano; qui nasce la progettualità di Atlante: la vertebra monumentale, primo portale d’ingresso del progetto, di prossima inaugurazione, Arte sui Cammini: Three Gates of In-Perfection per la via Francigena, che percorre il Comune di Campagnano, di Formello e il Parco di Veio. Il viandante contemporaneo attraversando fisicamente i luoghi del pellegrinaggio spirituale, in comunione con la natura e con lo spazio del se’, valicherà metaforicamente la prima vertebra cervicale, denominata tradizionalmente Atlante, che sorregge il peso del cranio umano e ne permette il movimento. Nel cuore segreto e più intimo della cava, come racconta l’artista, un blocco di marmo purissimo, prelevato dalle fondamenta della montagna sta dando vita al sostegno primo della percezione umana, essendo esso stesso l’atlante che porterà il peso dell’abbraccio tra uomo e natura.

Dalla visione dei manufatti, dei disegni e dei racconti progettuali di Davide Dormino quello che permea e accompagna questo viaggio nei territori della forma è il sentire le sue opere marmoree intrinsecamente dialoganti con il sistema osseo, quasi che la pietra si possa sostituire alla nostra architettura interna, per metterci in comunione con l’ambiente circostante, con il luogo della vita catturata nella sua massima estensione, nell’ultimo grado di resistenza che conduce alla lievità.

Il ferro, invece, non tradendo la sua origine meteoritica, è antico elemento siderale tra i più presenti all’interno dell’universo, sostanza alchemica identificativa della forza fisica, legame fermo e tenace tra cielo e terra che l’artista tratta duttilmente, proiettando le sue installazioni vertiginosamente e sinuosamente verso l’alto.

Sul davanzale della finestra milioni di chiodi disposti in fila uno sull’altro sembrano simulare una colonna vertebrale ed attendere di valicare la soglia dell’equilibrio e lasciare durevole traccia della lotta tra i pesi e le misure a cui conferire leggerezza nell’alterazione della conoscenza corporea.

Nel combattimento amorevole con la materia, il bronzo nell’opera di Davide Dormino rappresenta la tenacia e lo scontro sempiterno con il tempo che corrode lo spirito, gli impeti, le utopie, a cui l’artista contrappone la medicina, la mantica e la legge di Apollo, padre di tutte le Muse e delle Arti. Dormino compone un’esortazione a resistere contro l’erosione della materia, mater del furore poetico: le gambe divaricate del dio, come il Colosso di Rodi da cui trae ispirazione, uniscono la sacralità di una natura mortale in un simbolico triangolo equilatero che, come racconta l’artista, simboleggia tradizionalmente la terra, ma anche la divinità.

Terreno e divino si riuniscono come due terre bagnate dal mare della sapienza le cui alte vette preservano dal tempo. L’elevazione verso il cielo si è infranta al decadere dei misteri, il tempio lacerato, scalfitto nella propria identità, combatte l’ultima battaglia per proteggere le fondamenta della propria architettura, l’avvenuta realizzazione della conquista dello spazio, della verticalità e dell’entrata nel mondo.

Il legno, come simbologia della crescita, della maturazione lenta, del perenne mutamento e della permeabilità alle correnti interiori ed esteriori, viene scelto dall’artista per trattare l’esistenza, il transitorio della dimensione umana nell’opera L’ipocrita: grandi funerali per il defunto Principe e per esplicitare l’idea di un’umanità da salvare nel progetto Arca collective ideato da Silvana Prestipino, opera collettiva che coinvolgerà ventiquattro artisti italiani e internazionali di cui Dormino, 25° artista, sarà il capofila.

La memoria e il cammino del tempo prendono vita sulle pareti dello studio in un accumulo di cimeli, ritagli, impronte, objects trouvés, un muro che racconta pensieri, intendimenti, presenze, passaggi, aforismi e riflessioni: il mondo si agita intorno a questi oggetti, questa mappa di navigazione che attraversa la mente. L’idea nasce nello studio, tra le pareti, gli oggetti, i martelli, le frese, per poi svilupparsi all’esterno, nell’aria e nella luce, nei luoghi che accoglieranno i lavori.

Il luogo della produzione artistica, per Davide Dormino, corrisponde ad un incontro corporeo e intimo, una sfida dell’equilibrio verso la gravità, una forza energica che passa e attraversa ogni cosa, plasma e costruisce una forma elegante e seduttiva. Le sue opere assumono una consapevolezza organica, un riconoscimento della propria collocazione spazio-temporale, un’identificazione profonda con il luogo per cui sono state create.

Il corpus scultoreo diviene un ponte il cui tessuto connettivo è in grado di sentire la luce, il vento, la terra su cui pone le sue radici; l’identificazione dell’osservatore con la materia è totale, lo spazio che occupa è il nostro stesso spazio vitale, che si apre e respira in un’infinità armonica, una sincronicità tra materiale e spirituale, un sensibile intriso di sovrasensibilità.

 

 

Nota biografica:

Davide Dormino (Udine, 19 Giugno 1973).
La sua ricerca si esprime principalmente attraverso la scultura e il disegno. Cerca nuove forme attraverso una ricerca continua sulle possibilità liriche e plastiche di materiali come il marmo, il bronzo e il ferro.
Nei suoi lavori di arte pubblica troviamo una ricerca di monumentalità e di presa di possesso dello spazio; in ogni suo lavoro, inoltre, compare una ricerca di senso attraverso il riferimento a tematiche imprescindibili per l’uomo.
Dialoga con la dimensione, operando su ogni tipo di scala e di dimensione, per rendere l’opera in grado di rappresentare l’idea. Per Dormino ogni manifestazione artistica diviene terreno fertile attraverso cui relazionarsi con l’ambiente esterno in modo esclusivo e incisivo. Opere piccole e grandi, materiali trasformati e adattati alla volontà di interpretare lo spirito d’artista senza tempo.
Ha partecipato alla Biennale della Pietra in Portogallo (2003, 2005)
alla 5a edizione de La Escultura en Norte in Spagna (2009)
alla XIV Biennale d’Arte Sacra (2010)
Un’Ita-Italian Artists in New York (2011)
ad Ostrale 012 a Dresda in Germania (2012)
Ha esposto al C.I.A.C di Genazzano, Roma (2008), all’accademia dello Scompiglio, Lucca (2010), alla Venaria di Torino (2013), al Castello di Rivara (2013) al MAXXI (2016).
Ha tenuto mostre personali a Roma, Torino, Milano.
Lavora a Roma e insegna Scultura e Disegno alla R.U.F.A. Rome University of Fine Arts.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.