Dinamiche spaziali dalla geometria composita rivolgono tensioni percettive, leggi della visione e costrutti plastico-oggettivi, attraversando ambienti, carte, materie, costruendo affinità visive che sfidano gli argini convenzionali del prestabilito, portando un’attrazione fisica che si genera dalla coesione combinatoria, compenetrante e vibrante, di forma e resistenza prospettica.
L’opera di Delphine Valli crea e prolifica materie e immagini pure in nuove combinazioni proporzionali, nuovi assi essenziali e sensibili, variati e articolati oltre le nozioni elementari. Accostando e scambiando termini e normative, l’artista rende empirico uno spazio immaginato, tracciato su foglio nell’immediatezza dello studio progettuale, in formazioni cromatiche o in strutture scultoree lineari che si inscrivono, descrivono e delimitano nell’ambiente, fondando una realtà complessa dalle differenti e compresenti rispondenze lessicali che si radicano, alleggeriscono e riducono in registri espressivi ritmici, misurati nell’equilibrio ambiguo delle forze interrelate nel virtuosismo compositivo.
Nelle carte Delphine Valli innerva la stabilità della forma, costruisce spazi, passaggi operativi e costruttivi in cui il logos geometrico architetturale si congiunge con la porosità, la lucentezza, la levigatezza della materia cartacea: conformazioni ed equilibri cromatici si presentano originariamente e reciprocamente interrelati, necessari l’uno all’altro, componendo una coscienza dimensionale della superficie che si eleva dal carattere relazionale, strutturalmente espressivo e mediativo del segno.

Nell’opera appartenente alla serie L’Imprevedibilità dei sistemi complessi interazioni e concatenamenti di piani immanenti reagiscono all’unisono, conformando un’unità variante argentea. La lucentezza del colore si dinamizza in una tenue gradazione terminata in una cuspide che si inserisce e interagisce con l’atmosfera incerta di una rispecchiante resistenza angolare, modificando parametri e paradigmi visivi, divergendo in spostamenti minimi e rendendo visibili labilità, indeterminatezze e movimenti di superficie, concatenamenti e reattività in cui il sistema d’origine si altera e riforma.

Nella serie On being superficial l’artista trasferisce nello spazio della carta una sospensione di superficie in cui la porosità della materia cromatica accoglie, trattiene e libera forme angolari e tensioni interne, amplificate nella bidimensionalità del supporto e nel gesto reiterato dell’artista.
Sfaccettature tangenti di profili geometrici estesi materializzano una profondità percettiva che si pone al confine tra i corpi stessi e lo spazio-fondo, che racchiude l’imprevedibilità e l’accidentalità di un processo meditativo e di una riflessione poetica.
La “construction” dell’opera scultorea dell’artista si sottrae e distacca dai presupposti normativi che regolano uniformità e proporzioni, saggiandone ed esplorandone confini, ampiezze, estensioni per poi tracciare nuove e inusitate composizioni assonometriche, anisometriche, e aprire nuovi orizzonti pre e anti-categoriali, prospettive dinamiche, necessariamente variabili.

Come la metrica poetica esprime la complessità nell’agilità e leggerezza del proprio costrutto, le linee di forza e i piani strutturali, i margini e le distanze, nell’opera di Valli si compongono e governano in nuovi termini e relazioni, fondando unità riflessive pure, sintesi ritmiche culmine di una risoluzione formale che sussume volumetrie relativizzate all’inafferrabilità conoscitiva della materia-spazio-tempo.
Un magnetismo lirico unisce pieno e vuoto, annodando dialetticamente i due ordini percettivi in un legame quasi segreto e ignoto, perfettamente regolato e reificato in complementari e indipendenti concordanze alogiche, evolventi secondo leggi, postulati e soluzioni proprie.

Nella mostra personale Climax, a cura di Claudio Libero Pisano, presentata ad AlbumArte nel 2019, le installazioni Tensioni in superficie rifondano l’architettura dello spazio espositivo nella trasversalità di linee cromatiche e scultoree che attraversano pareti e ambienti, nella persistenza e durevolezza del metallo e nella sottile – ma tenace – traccia della tempera su muro.

L’artista destruttura e compone nuovi punti di vista, conducendo lo sguardo oltre i limiti di una realtà dimensionale, architettonica, ma anche interiore, ambientale, in un dialogo tra certezze e nuove possibilità, stati tensivi e ordinamenti precari portati al culmine massimo.

In Real Return From Utopia realizzato per Real Utopias, a cura di Bianca Cerrina e Melania Rossi, Delphine Valli riflette sul tema dell’utopia, proprio della manifestazione, dove la rottura, il rovesciamento e la neutralizzazione degli spazi conduce a una localizzazione utopica possibile, una vertigine tra reale e immaginario che l’artista purifica in una costellazione custodita nell’unitarietà della visione, in grado di collazionare e concordare dualismi e pluralità di una superficie discontinua, orientata dal principio di quadratura e resa obliqua dalla dilatazione di angolazioni, integrate dalla convergenza di incorporeità e tangibilità fisica.

In unione tra “poiesis” e “praxis” nel segno di una “dynamis” espansa in linguaggi e materie molteplici, la ricerca di Valli risuona e coglie gli echi di una verità indefinibile e indeterminata che si ridesta e si estende nell’osservazione del mondo e delle sue infinite variabili, definendone la forma rigorosa, il chiarore, la dignità, la sostanza espressiva intransigente e libera, in grado di rivolgere ordine e consequenzialità, disegnando termini, processi e tensioni plastiche non lineari.

Ogni segno colto dalla realtà entra nel componimento poetico, nella produzione e scrittura di immagini, di archivi e memorie, provenienti da un mondo, a volte estraneo e straniante, a volte intreccio di evocazioni significanti, traversamenti semiotici tra linee di forza e spazio, tra coscienza visiva ed estensione extrasoggettiva nella reciprocità del contesto, compreso nella sua condizione di significazione.

Una dialettica fenomenologica dell’immagine e dello spazio, variato in una determinazione sempre “in fieri”, è campo di mediazione, d’intenzionalità estetica e poietica, che ripensa le proprie unità di senso, i codici e i canoni spaziali.

Nota biografica:
Delphine Valli vive e lavora a Roma, dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti in Scultura nel 2002. La sua ricerca artistica ha origine dalla fascinazione provata nell’osservare lo spazio circostante e sollecita l’apparente immutabilità delle cose. Esplora le tensioni che si creano tra l’intervento artistico e lo spazio, coinvolgendolo come elemento plastico. Ha esposto il suo lavoro in gallerie e spazi privati, pubblici e istituzionali tra i quali MANIFESTA13 (Marsiglia); AlbumArte, Institut Français CSL, MAXXI, Accademia Nazionale di San Luca, Ex Elettrofonica (Roma); Digital District (Parigi); CIAC (Genazzano); Galleria Nazionale dell’Umbria (Perugia); Suzhou Jade Carving Art Museum (Suzhou). Insegna Tecniche Performative per le Arti Visive (presso l’Accademia di Belle Arti di Roma) e ha insegnato Disegno per la Grafica per il Master ArtLab (presso l’Università di Tor Vergata e l’Accademia di Belle Arti di Roma).

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.