ArtePrimo PianoI Luoghi dell’Immaginario: lo studio di Delphine Valli

Nicoletta Provenzano23 Febbraio 2021
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Dinamiche spaziali dalla geometria composita rivolgono tensioni percettive, leggi della visione e costrutti plastico-oggettivi, attraversando ambienti, carte, materie, costruendo affinità visive che sfidano gli argini convenzionali del prestabilito, portando un’attrazione fisica che si genera dalla coesione combinatoria, compenetrante e vibrante, di forma e resistenza prospettica.

L’opera di Delphine Valli crea e prolifica materie e immagini pure in nuove combinazioni proporzionali, nuovi assi essenziali e sensibili, variati e articolati oltre le nozioni elementari. Accostando e scambiando termini e normative, l’artista rende empirico uno spazio immaginato, tracciato su foglio nell’immediatezza dello studio progettuale, in formazioni cromatiche o in strutture scultoree lineari che si inscrivono, descrivono e delimitano nell’ambiente, fondando una realtà complessa dalle differenti e compresenti rispondenze lessicali che si radicano, alleggeriscono e riducono in registri espressivi ritmici, misurati nell’equilibrio ambiguo delle forze interrelate nel virtuosismo compositivo.

Nelle carte Delphine Valli innerva la stabilità della forma, costruisce spazi, passaggi operativi e costruttivi in cui il logos geometrico architetturale si congiunge con la porosità, la lucentezza, la levigatezza della materia cartacea: conformazioni ed equilibri cromatici si presentano originariamente e reciprocamente interrelati, necessari l’uno all’altro, componendo una coscienza dimensionale della superficie che si eleva dal carattere relazionale, strutturalmente espressivo e mediativo del segno.

Delphine Valli, L’imprevidibilità dei sistemi complessi, serie, oil stick e inchiostro calcografico su cartoncino, cm 63 x 83, 2019, photo Delphine Valli

Nell’opera appartenente alla serie L’Imprevedibilità dei sistemi complessi interazioni e concatenamenti di piani immanenti reagiscono all’unisono, conformando un’unità variante argentea. La lucentezza del colore si dinamizza in una tenue gradazione terminata in una cuspide che si inserisce e interagisce con l’atmosfera incerta di una rispecchiante resistenza angolare, modificando parametri e paradigmi visivi, divergendo in spostamenti minimi e rendendo visibili labilità, indeterminatezze e movimenti di superficie, concatenamenti e reattività in cui il sistema d’origine si altera e riforma.

Delphine Valli, On being superficial, serie, oilbar e pittura spray su cartoncino, 2019, studio visit, photo Nicoletta Provenzano

Nella serie On being superficial l’artista trasferisce nello spazio della carta una sospensione di superficie in cui la porosità della materia cromatica accoglie, trattiene e libera forme angolari e tensioni interne, amplificate nella bidimensionalità del supporto e nel gesto reiterato dell’artista.

Sfaccettature tangenti di profili geometrici estesi materializzano una profondità percettiva che si pone al confine tra i corpi stessi e lo spazio-fondo, che racchiude l’imprevedibilità e l’accidentalità di un processo meditativo e di una riflessione poetica.

La “construction” dell’opera scultorea dell’artista si sottrae e distacca dai presupposti normativi che regolano uniformità e proporzioni, saggiandone ed esplorandone confini, ampiezze, estensioni per poi tracciare nuove e inusitate composizioni assonometriche, anisometriche, e aprire nuovi orizzonti pre e anti-categoriali, prospettive dinamiche, necessariamente variabili.

Delphine Valli, Tensioni in superficie, ferro dipinto e tempera a parete, dimensioni ambientali, Climax, AlbumArte, Roma, 2019, photo Luis Do Rosario

Come la metrica poetica esprime la complessità nell’agilità e leggerezza del proprio costrutto, le linee di forza e i piani strutturali, i margini e le distanze, nell’opera di Valli si compongono e governano in nuovi termini e relazioni, fondando unità riflessive pure, sintesi ritmiche culmine di una risoluzione formale che sussume volumetrie relativizzate all’inafferrabilità conoscitiva della materia-spazio-tempo.

Un magnetismo lirico unisce pieno e vuoto, annodando dialetticamente i due ordini percettivi in un legame quasi segreto e ignoto, perfettamente regolato e reificato in complementari e indipendenti concordanze alogiche, evolventi secondo leggi, postulati e soluzioni proprie.

Delphine Valli, Tensioni in superficie, ferro dipinto e tempera a parete, dimensioni ambientali, Climax, AlbumArte, Roma, 2019, photo Luis Do Rosario

Nella mostra personale Climax, a cura di Claudio Libero Pisano, presentata ad AlbumArte nel 2019, le installazioni Tensioni in superficie rifondano l’architettura dello spazio espositivo nella trasversalità di linee cromatiche e scultoree che attraversano pareti e ambienti, nella persistenza e durevolezza del metallo e nella sottile – ma tenace – traccia della tempera su muro.

Delphine Valli, Tensioni in superficie, ferro dipinto e tempera a parete, dimensioni ambientali, Climax, AlbumArte, Roma, 2019, photo Luis Do Rosario

L’artista destruttura e compone nuovi punti di vista, conducendo lo sguardo oltre i limiti di una realtà dimensionale, architettonica, ma anche interiore, ambientale, in un dialogo tra certezze e nuove possibilità, stati tensivi e ordinamenti precari portati al culmine massimo.

Delphine Valli, Tensioni in superficie, ferro dipinto e tempera a parete, dimensioni ambientali, Climax, AlbumArte, Roma, 2019, photo Luis Do Rosario

In Real Return From Utopia realizzato per Real Utopias, a cura di Bianca Cerrina e Melania Rossi, Delphine Valli riflette sul tema dell’utopia, proprio della manifestazione, dove la rottura, il rovesciamento e la neutralizzazione degli spazi conduce a una localizzazione utopica possibile, una vertigine tra reale e immaginario che l’artista purifica in una costellazione custodita nell’unitarietà della visione, in grado di collazionare e concordare dualismi e pluralità di una superficie discontinua, orientata dal principio di quadratura e resa obliqua dalla dilatazione di angolazioni, integrate dalla convergenza di incorporeità e tangibilità fisica.

Delphine Valli, Real Return From Utopia, ferro dipinto e tempera a parete, dimensioni ambientali, Real Utopias, MANIFESTA13, Maison R&C, Marsiglia, 2020, photo Guido Mencari

In unione tra “poiesis” e “praxis” nel segno di una “dynamis” espansa in linguaggi e materie molteplici, la ricerca di Valli risuona e coglie gli echi di una verità indefinibile e indeterminata che si ridesta e si estende nell’osservazione del mondo e delle sue infinite variabili, definendone la forma rigorosa, il chiarore, la dignità, la sostanza espressiva intransigente e libera, in grado di rivolgere ordine e consequenzialità, disegnando termini, processi e tensioni plastiche non lineari.

Delphine Valli, Geni_sider, ferro con protettivo, cm 115 x 200 x 115, XXVI Biennale di Scultura, Gubbio, 2016, photo Sebastiano Luciano

Ogni segno colto dalla realtà entra nel componimento poetico, nella produzione e scrittura di immagini, di archivi e memorie, provenienti da un mondo, a volte estraneo e straniante, a volte intreccio di evocazioni significanti, traversamenti semiotici tra linee di forza e spazio, tra coscienza visiva ed estensione extrasoggettiva nella reciprocità del contesto, compreso nella sua condizione di significazione.

Delfine Valli, Sweet subversion, pittura spray su cementina, cm 20 X 20, 2020

Una dialettica fenomenologica dell’immagine e dello spazio, variato in una determinazione sempre “in fieri”, è campo di mediazione, d’intenzionalità estetica e poietica, che ripensa le proprie unità di senso, i codici e i canoni spaziali.

Delphine Valli, In nessun luogo poggiare, calce e pigmenti, dimensioni ambientali, Seminaria, Maranola di Formia, 2016, photo Davide Dormino

 

 

Nota biografica:

Delphine Valli vive e lavora a Roma, dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti in Scultura nel 2002. La sua ricerca artistica ha origine dalla fascinazione provata nell’osservare lo spazio circostante e sollecita l’apparente immutabilità delle cose. Esplora le tensioni che si creano tra l’intervento artistico e lo spazio, coinvolgendolo come elemento plastico. Ha esposto il suo lavoro in gallerie e spazi privati, pubblici e istituzionali tra i quali MANIFESTA13 (Marsiglia); AlbumArte, Institut Français CSL, MAXXI, Accademia Nazionale di San Luca, Ex Elettrofonica (Roma); Digital District (Parigi); CIAC (Genazzano); Galleria Nazionale dell’Umbria (Perugia); Suzhou Jade Carving Art Museum (Suzhou). Insegna Tecniche Performative per le Arti Visive (presso l’Accademia di Belle Arti di Roma) e ha insegnato Disegno per la Grafica per il Master ArtLab (presso l’Università di Tor Vergata e l’Accademia di Belle Arti di Roma).

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.