Oggetti antichi, forme reiterate di utensili e manufatti, vegetali e cristalli, vecchie fotografie e pendenti di vetro rifondano anime di un passato che portano racchiuse storie perdute, la cui eco si incastona come labile solco negli occhi che le percorrono. Un’azione diretta e ferma sui materiali e la contemplazione di segni, manualità e pensiero, serialità e compiutezza di una forma unica ripetuta, presiedono al lavoro dell’artista che, attraversato nella sua formazione da morsure e incisioni su lastra, percorre oggi lo spazio ed il tempo.
Assemblaggi, installazioni, incisioni, collage, differenti tecniche e differenti materie che Gaia Scaramella governa nella creazione di un ordine, di una successione di costellazioni domestiche, sono archetipi e radicamenti che il tempo conosce, che consuma e arricchisce di schegge di memoria.
Utensili di precisione, oggetti comuni, attrezzi, congegni riconoscibili e confidenziali, richiamano abitudini, rituali e gesti di un mondo casalingo, in cui il passato riprende forma in nuovi dialoghi con i propri racconti, funzionamenti e mansioni che non sono dimenticati, soppressi o estromessi, ma assumono eleganza e portamento nobile nell’esposizione del proprio logorio.
Questi oggetti, raccolti e ri-immaginati dall’artista, rivivono in nuove e composite narrazioni, impreziositi di puntali taglienti, aculei, lame di vetro, lacrime di cristallo, eleganti riccioli trasparenti, si tramutano in creature animate, antropomorfe, o giocano con i propri compiti e finalità, richiamandole per bloccarle e stravolgerle.

Nella serie Stiro lingue di fuoco fuoriescono da ferri incandescenti, lacrime di vetro scendono lente e voluminose dalle fenditure, proboscidi e zanne, capricciose spirali e frecce sono corpo che si trasforma in un lessico familiare, cristallizzato in un’architettura riconoscibile.


Nella serie Fuoco l’ambiente del focolare si consuma tra le fiamme multicolori dei fornelli in disuso di una macchina a gas, mentre nella serie Job l’immaginario si arricchisce di trapani desueti ed usurati che espongono delicate punte vitree, impossibilitate oramai a fendere e terebrare.


Un equilibrio emozionale ancorato ad inquietudini e speranze, nella poetica dell’artista diviene asse di un mondo relazionale sorretto da corrispondenze costruite su percorsi impervi.
Memorie assopite nei cassetti, brandelli di ricordi che hanno percorso sentieri ignoti assumono nell’indagine di Gaia Scaramella i toni tenui di un colloquio esplicato in uno scambio di visioni reciproche.

In Looking forward è il passato che ci guarda e che a noi è concesso di indagare attraverso l’obiettivo fotografico, per intravedere impossibili ricongiungimenti con voci ormai mute, avvolte in un silenzio bloccato in uno sguardo fissato su una vita che palpita intorno, lontano, altrove. L’installazione che unisce fotografia e lenti fotografiche è un portale che congiunge due rive temporali in immagini vaghe che si impongono nella retina del fruitore, a cui rimandano, come specchi, emozioni e linguaggi evanescenti e fuggevoli.

In Black eyes gli occhi annegano in una paura nera d’inchiostro, lucido e compatto, che annulla i colori in un’ombra densa e brillante di crudeltà; in questa palude inospitale rimane fisso lo sguardo, pungente e mordace, mentre vegetazioni di cardi crescono indisturbate, si abbeverano da questa mistura e coltivano la loro solitudine e il loro isolamento, inaridendo man mano che cresce la loro sete.

La perfidia dei cuori alimenta quest’acqua stagnante che assorbe l’osservatore nel processo oscuro e inconscio di un mondo sotterraneo che si estende “a vista d’occhio” e che pure detiene in se’ un principio di germinazione in cui la vita si sviluppa.

Nell’opera Il vuoto della farfalla si corre dietro ad una farfalla svanita, ingannando il tempo in una caccia giocata in aria dove prende corpo un movimento sinuoso, oscillatorio, alla ricerca di una rinascita, di una magia che ancora colora gli occhi dell’infanzia, che abita i luoghi dell’affezione e dell’inspiegabile, che si stenta a trovare, a imbrigliare e a conservare per se’.

Tortuosi e languidi serpenti di vetro soffiato invadono il pavimento dello studio, l’opera Crystal snake ci guarda dal basso nel vigore derivatogli dalla terra, da cui emerge verso la luce. Questi animali simbolo di unione dell’energia maschile e femminile si intrecciano, con provocazione o indifferenza, in spire elettriche trasparenti, nere, dorate.

Nota biografica:
Gaia Scaramella nasce nel 1979 a Roma dove vive e lavora.
Sempre a Roma frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti.
A partire dal 2000 l’interesse di Scaramella è orientato verso l’incisione e la stampa calcografica; nel corso degli anni la pittura, la scultura e l’istallazione divengono il proprio linguaggio espressivo.
Ha partecipato a numerose mostre, collettive e personali.

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.