ArtePrimo PianoItalia delle meraviglie: i dolmen ubicati in Sardegna, nei pressi di Alghero

Alice Massarenti4 Dicembre 2020
https://lacittaimmaginaria.com/wp-content/uploads/2020/12/4t4t4tw4tgdfgdf.jpg

Sul pianoro del Monte Scala Piccada, nel comune di Alghero (SS), durante le ricerche archeologiche condotte nel territorio sono state rinvenute alcune strutture megalitiche che risalgono alle frequentazioni preistoriche nella Sardegna nordoccidentale. Il Monte Scala Piccada raggiunge un’altitudine di 450 metri sul livello del mare e appartiene alle propaggini occidentali di un vasto pianoro di origine vulcanica che congiunge il sistema montuoso del Logudoro col limite meridionale della piana di Alghero. Ai confini settentrionale e meridionale del rilievo, che degrada verso la costa mediante un sistema terrazzato e collinare, si raccolgono le acque meteoriche che alimentano rispettivamente il Riu Carrabuffas e il Riu Calabona. Questa particolare conformazione permetteva agli antichi abitanti un controllo sul territorio circostante, con un dominio che si estendeva su tutta la costa algherese.

Le attestazioni della frequentazione della zona sono documentate fin dal Neolitico antico e proseguono fino alla prima età del Bronzo; tuttavia, nonostante l’alto numero di contesti funerari in caverne e grotte artificiali, non si conoscono i relativi insediamenti. I monumenti megalitici sono documentati esclusivamente da alcuni menhir rinvenuti nei siti di Sorrigheddu, Rudas, Santu Pedru e Anghelu Ruju, mentre sono giunte fino a noi segnalazioni di un altro menhir sul Monte Doglia che però non è stato recuperato dai ricercatori.

Le indagini preliminari presso il Monte Scala Piccada hanno permesso di individuare la presenza di un sito megalitico d’altura, anche se molto compromesso, con funzione abitativa e funeraria. Sono state riconosciute tre probabili strutture dolmeniche, una stele e due ambienti quadrangolari che probabilmente fungevano da struttura abitativa. Purtroppo, alcune zone del pianoro sono state danneggiate dalle attività svoltesi nella zona in epoca recente; infatti, sono presenti due fortini della Seconda Guerra Mondiale, i resti di una cava ormai abbandonata e un recente tentativo di lottizzazione che hanno reso ardua l’interpretazione delle evidenze archeologiche.

Strutture megalitiche n. 1 e n.2 presenti sul monte (foto e disegni di L. Doro, in Notiziario di preistoria e protostoria, 2016, 3.II)

La struttura n. 1 è stata rinvenuta priva della lastra di copertura e presenta pianta quadrangolare con asse maggiore orientato da nord-nordest a sud-sudovest. Su tre lati sono poste tre lastre a coltello, sul lato occidentale ci sono due lastre più piccole, probabilmente aggiunte successivamente, dove doveva aprirsi l’ingresso volto a ovest. Il dolmen ha una lunghezza di 2,25 metri e una larghezza di 1,85 metri; lo spazio interno è lungo 1,52 metri e largo 1,10 metri. L’altezza delle lastre è di circa 70 centimetri, a eccezione di quella rivolta a sud che supera di poco il metro.

La struttura n. 2 ha la stessa planimetria ma dimensioni minori: la pianta è quadrangolare con tre lastre poste a coltello su tre lati e due più piccole sul lato in cui si apriva l’ingresso volto a sudovest, mentre rispetto alla struttura n. 1 l’orientamento dell’asse maggiore è nordovest-sudest. Il monumento ha una lunghezza di 2,20 metri e una larghezza di 1,60 metri; lo spazio interno è lungo 1,37 metri e largo 70 centimetri. Anche questo dolmen mostra di avere la lastra meridionale più alta rispetto alle altre.

Strutture megalitiche n. 3 presenti sul monte (foto e disegni di L. Doro, in Notiziario di preistoria e protostoria, 2016, 3.II)

La struttura n. 3 è quella più interessante in quanto è costituita da sei massi (quattro dei quali di notevoli dimensioni), leggermente distanziati fra loro, disposti quasi a formare un esagono con ingresso che si apre sul lato occidentale. L’asse maggiore è orientato da nord-nordovest a sud-sudest e non è rimasta la copertura, anche se è stata rinvenuta una grande lastra distesa al suolo a ridosso della struttura stessa che potrebbe essere indizio di come doveva essere la copertura originale. L’edificio è lungo 5,05 metri e largo 3,15 metri, lo spazio interno è lungo 3,80 metri e largo 2,53 metri e l’altezza delle lastre varia da un minimo di 38 centimetri a un massimo di 1,25 metri. A ridosso del monumento è stato inoltre rinvenuto un piccolo frammento ceramico dall’impasto grossolano.

A nord e a sud delle strutture sono state poi rinvenute le tracce di due ambienti quadrangolari (che potevano essere capanne), delimitati da una fila di pietre non molto grandi, ma la struttura a nord – di dimensioni originarie maggiori – è stata fortemente compromessa da lavori di edilizia moderna.

Stele presente sul monte (foto e disegni di L. Doro, in Notiziario di preistoria e protostoria, 2016, 3.II)

In prossimità del margine settentrionale del pianoro è presente un monolito ricavato da una lastra appena sbozzata (alta 2,20 metri, larga poco più di un metro e di spessore variabile tra i 35 e i 70 centimetri), decorata sulla sommità frontale da una linea curva incisa con una leggera percussione.

Per la datazione del sito sono state recuperate alcune schegge di ossidiana e alcuni frammenti ceramici, che fanno ipotizzare una frequentazione neo-eneolitica del Monte Scala Piccada; tuttavia, gli studiosi non sono ancora in possesso di dati accurati in grado di fornire maggiore solidità a queste evidenze. I ricercatori hanno però individuato la sede del villaggio preistorico nell’ampio pianoro orientato a nordovest-sudest, a una quota inferiore rispetto al sito in cui furono erette le strutture megalitiche, grazie alla presenza di schegge di ossidiana e di tombe ipogeiche, al momento ancora in fase di studio.

Alice Massarenti

Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.