ArtePrimo Piano“Gonna be a cult character”: Sabina Mirri in mostra presso la Galleria Alessandra Bonomo

Nicoletta Provenzano25 Febbraio 2020
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La mostra Gonna be a cult character di Sabina Mirri, presso la Galleria Alessandra Bonomo, accoglie il visitatore in un’armonia cromatica giocosa, in uno spazio ironico ma denso di riflessioni culturali, di seduzioni e trasformazioni in seno a stravolgimenti ed esagerazioni. La poetica di Sabina Mirri si sviluppa nell’alternanza di disegni, pastelli e papier collé su supporti di sottili e semitrasparenti carte veline, nella costruzione di luoghi di raccoglimento, di studio e contemplazione, sculture e spazi abitabili come lo Studiolo, riproduzione in scala dello studiolo di San Girolamo nel dipinto di Antonello da Messina.

Sabina Mirri, Studiolo, compensato, 2014, 185x200x144 cm

Lo Studiolo è una dimensione spaziale intima in cui l’artista trova il proprio ambiente creativo, il luogo dove dar posto fisico ai propri pensieri, su cui affastellare oggetti, ricordi, testimonianze, elementi centrali e vitali del proprio lavoro. Questo modulo architettonico, esposto alla galleria Bonomo dopo una prima esposizione nel 2017, raccoglie le fondamenta e i nuclei del percorso artistico della Mirri e si fa base affettuosa per i disegni di Sandro Chia, al quale l’artista è particolarmente legata.

Sabina Mirri trasfigura mondi forgiati nel dialogo di rimandi e connessioni tra passato e presente, tra filosofia e letteratura, tra il quotidiano del suo vivere e l’immaginazione libera e inarrestabile, che si espande in liriche di carte o in composizioni diafane dallo humor mordace. Lungo le pareti della galleria, ricorre sovente una lepre, adagiata su chaises longues barocche dai contorni dorati.

Sabina Mirri, Destinato a diventare un persoaggio di culto “Why suspect us”, collage e pastello su carta riso, 140×100 cm, 2019

Si tratta di un personaggio accattivante e attraente, colto nella sua pigra intimità, da osservare attraverso lo studio attento di ogni segno, simbolo e traccia che l’artista ha inserito nella composizione: una lampada sempre accesa, rotoli di strisce di cellophan colorate, piedi alati provvisti di tacco a spillo. L’artificialità di una luce elettrica illumina – ma al contempo consuma – il protagonista della scena, colpito dal fascio luminoso, come nel disegno Destinato a diventare un personaggio di culto, nel quale la lampada luminescente si posiziona come un apparecchio elettrico professionale ad uso del coiffeur.

Sabina Mirri, Destinato a diventare un personaggio di culto, cm 148×89,5, 2017, pastello su carta

In quest’opera i piedi alati, fronteggiantesi l’un l’altro nel bianco assoluto della carta, sono sormontati da piccoli nidi di uccello, mentre in primo piano i libri semicancellati di Boys, Duchamp, De Kooning, Lee Miller sono sormontati da un tavolino a sostegno di bottiglie e scotch colorati. La lepre è eroe manchevole delle evidenti virtù che ne farebbero esempio morale determinato; al contrario, si adagia nella consapevolezza dell’incostanza, fragilità e frivolezza dell’essere umano.

La mostra Gonna be a cult character è un’esplorazione del lavoro di Sabina Mirri attraverso varie tecniche, un cortocircuito giocoso che accoglie il visitatore in una riflessione attualissima su tematiche appartenenti alla nostra quotidianità e sul senso ultimo che possiamo dare alla distinzione tra eroe e antagonista.

 

 

Nota biografica:

Sabina Mirri (Roma) si definisce svizzera-romana, vive e lavora nella tenuta di Petrolo, a Mercatale Valdarno (Arezzo). Esordisce negli anni ’80 con le prime rassegne dedicate alla Post Transavanguardia. Si è poi trasferita a New York, dove ha esposto alla Galleria Annina Nosei in mostre personali e collettive.
Ha preso parte a numerose biennali: 1983, la Biennale Trigon, Graz; la XIII Biennale di Parigi e la XVIII Biennale di San Paolo; nel 1989, la Biennale Internazionale dell’Arte di Istanbul e la Biennale d’Arte Contemporanea di Guimares, in Portogallo; nel 1985 ha partecipato alla collettiva A New Romanticism. Sixteen Artists from Italy, Hirshhorn Museum, Washington; nel 1991 alla mostra 60-90: trenta anni di avanguardie romane, a cura di Laura Cherubini, Palazzo dei Congressi, Roma; nel 1993 alla mostra Tutte le strade portano a Roma, a cura di Achille Bonito Oliva, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Tra le personali più recenti: nel 2005, Quadri succulenti, Galleria Francesca Antonacci, Roma; nel 2007 Figli della poesia, a cura di Edith Shloss, Keats Shelley House, Roma; nel 2010 Con caffè con panna, Rhode Island School on Design (RISD); nel 2013, Stretching-Sketiching, Danziger House, New York; Sabina Mirri, Elisabetta Rasy, Oneroom, Roma; nel 2017 Inventario (provvisorio) dello studio d’artista, Galleria Passaggi Arte Contemporanea Pisa.
Tra le collettive: nel 2011, Nascor 2-tra arte e natura, Fondazione Studio Carrieri Noesi Martina Franca; nel 2013, Ritratto di una città #2. Arte a Roma 1960-2001, Macro, Roma; Pubbliche intimità a cura di Silvana Vassallo, Bologna.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.