ArtePrimo PianoGli abitati stagionali di altura: il sito mesolitico di Mondeval de Sora

Alice Massarenti6 Novembre 2020
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Il sito di Mondeval de Sora (BL) – ubicato nella valle del torrente Cordevole, sub-affluente del fiume Piave, a circa 2.150 metri sul livello del mare – ha rivelato la presenza di livelli antropici riferibili al Mesolitico. All’epoca era presente un piccolo bacino lacustre di origine proglaciale, a valle di un grande masso erratico, che nel corso dell’Olocene finì per colmarsi di sedimenti. Dalle analisi polliniche si evince la presenza di un ambiente di prateria alpina dominato dalle erbacee, insieme con specie umide, a indicare un ambiente forestale. Si può affermare quindi che durante la prima parte dell’Olocene il sito si trovasse in un ambiente aperto, prossimo al limite superiore del bosco.

Dagli scavi del settore localizzato sotto la parete del masso rivolta a sud-ovest sono emerse alcune strutture d’abitato da riferire al Mesolitico antico (Sauveterriano). Erano presenti una pavimentazione di lastrine di tufite delimitata da una massicciata di blocchi di dolomia e una fovea, ricoperte da due strati molto antropizzati in cui sono state rinvenute diverse decine di migliaia di manufatti litici, fra scarti di lavorazione e utensili, carboni, resti di fauna e piccoli frustoli di ocra.

Mappa delle strutture d’abitato (disegno di N. Vullo, in Lembo et alii, 2019)

L’attribuzione cronologica è stata fatta sulla base delle caratteristiche dell’abbondante industria litica rinvenuta e di una datazione al radiocarbonio corrispondente a 9.175-7.731 cal. BC che colloca questi livelli al Mesolitico più antico. Analizzando i resti litici – più di 8.000 prodotti tra cui nuclei, strumenti, armature e residui di strumenti a ritocco erto – è stato possibile definire la provenienza delle materie prime, rappresentate principalmente da litotipi della Serie Veneta e rocce locali provenienti dal bacino idrografico del fiume Piave, tra i 20 e 40 chilometri da Mondeval, e l’utilizzo degli strumenti finiti, principalmente usati per l’attività venatoria, trattamento di carne, di pelle o cuoio e raschiatura del periostio per facilitarne la fratturazione per ottenere il midollo.

Industria litica dai livelli mesolitici (foto di F. Valletta, da Lembo et alii, 2019)

Sono stati determinati meno della metà dei resti di macrofauna, in quanto si presentavano molto frammentati a causa dell’attività antropica. Le specie più rappresentate sono il cervo, lo stambecco, il camoscio e il capriolo. Sono stati riconosciuti anche alcuni resti di cinghiale, uro, lupo, volpe e orso. Si pensa che cervo e stambecco fossero portati per intero nel sito, dato che sono state trovate tutte le parti dello scheletro. La presenza di alcuni individui giovanili fa ipotizzare che durante il periodo della migrazione dei cervidi i gruppi di cacciatori ne seguissero i branchi fino a Mondeval, che occupavano poi per la primavera e l’estate.

I livelli del Mesolitico recente (Castelnoviano) sono rappresentati invece da una sepoltura in eccellente stato di conservazione, che ha conservato un interessante corredo, e da strati antropici disturbati nel tempo da occupazioni successive e da tane di animali. Lo scheletro – appartenente a un individuo di sesso maschile di circa quarant’anni di età, alto circa 167 centimetri e in ottimo stato di conservazione – era deposto supino in una fossa con i piedi appoggiati su un sasso e la parte inferiore del corpo, a partire dal bacino, ricoperta da pietre in marma calcarea e tufite raccolte nell’area circostante. La datazione di un frammento dello scheletro ha fornito come risultato 7.425±55 B.P., mentre per due carboni contenuti nel riempimento della fossa si è ottenuto 8.380±70 B.P. e 7.330±50 B.P., confermando l’attribuzione della sepoltura alla fase recente del Mesolitico.

Sepoltura castelnoviana con copertura di blocchi di pietra (foto di A. Guerreschi, in Lembo et alii, 2019)

Il corredo era composto da 61 elementi di vario tipo, tra cui anche una piccola chiazza di ocra situata accanto alla mano destra. Sopra ogni spalla e sotto il cranio erano disposte tre lame in selce gialla, di grandi dimensioni. Sullo sterno e tra le ginocchia si trovavano due punteruoli, che dovevano originariamente chiudere un sudario, mentre sette canini atrofici di cervo forati erano variamente localizzati in corrispondenza della parte superiore del corpo. Sul fianco erano disposti manufatti in selce, calcare, osso o palco di cervo, tra cui un arpione.

La maggior parte degli elementi litici del corredo era caratterizzata da tracce di utilizzo dovute allo svolgimento di varie attività, tra cui la raschiatura di materiali medio-duri e il taglio di materiali teneri. Rispetto ad altri contesti funerari mesolitici, la sepoltura di Mondeval de Sora presenta un’inusuale ricchezza e varietà del corredo, tra cui figurano anche alcuni oggetti ornamentali (canini di cervo), i due punteruoli ed elementi dal significato rituale come le tre lame di selce, separate dagli altri oggetti e poste in una posizione di rilievo, oltre a utensili che probabilmente costituivano il kit personale dell’uomo.

Alice Massarenti

Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.