Lastre traslucide di rame, duttile e malleabile, accolgono segni incisi da uno sguardo fantasioso quanto curioso, affascinato quanto rigoroso, capricci e vedute si uniscono a capacità tecnica e sapienza costruttiva, trovando manifestazione in eclettici repertori ornamentali e in un nuovo metodo di ricerca archeologica, scientifico e accurato: Giambattista Piranesi nella sua opera grafica narra la grandezza delle rovine romane, di un tempo che si perde pian piano nella vita di tutti i giorni, rielabora e reiventa antichità e manufatti architettonici, fino all’invenzione di un design “ante litteram” che vive del mondo antico e del suo spirito.
Nel terzo centenario della nascita, l’Istituto centrale per la grafica celebra il grande incisore, architetto, archeologo, disegnatore, esponendo un importante corpus di matrici calcografiche, stampe, disegni (provenienti dalle Gallerie degli Uffizi), dipinti e studi archeologici che evidenziano il rapporto intenso con la città di Roma e i suoi dintorni, il puntuale studio su reperti e monumenti, su strumentazioni e materiali, nonché la proteiforme attività immaginifica dell’artista.

Suddivisa in cinque sezioni l’esposizione presenta: I Capricci e le Carceri, architetture fantastiche del primo periodo; Le Antichità Romane e il Campo Marzio; Piranesi designer: Camini, Vasi e Candelabri; Le Vedute di Roma e dei dintorni; Vedute di Paestum, a cui si aggiunge nelle sale al piano terra un’analisi metodologica e un approfondimento sulla tecnica incisoria piranesiana – attuata dal Laboratorio Diagnostico per le Matrici dell’Istituto in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’architettura dell’Università di Roma La Sapienza – e lo sguardo dell’arte contemporanea sull’opera di Piranesi.
Linee scavate sulla materia raccontano l’antichità nella sua presenza costante sotto cieli mutati dai secoli, l’inchiostro costruisce linee purissime e vibranti sfumature che trasmettono l’amore per le vedute e l’infaticabile studio diagrammatico speculativo sulle costruzioni, ogni segno è progressivamente termine di una esperienza e di una possibilità che lo sguardo cattura.

Nei Capricci piranesiani il mondo antico si offre in un’abbondanza di rovine: marmi, urne, archi e capitelli sono riuniti in una visione straordinaria, nutrita da una conoscenza e percezione dell’antico pragmatica e approfondita. Un accumulo febbrile che recupera l’ideale della classicità, associando effigi eroiche, trionfi, eloquenti gruppi scultorei, architetture monumentali, emblemi, in una magnificenza riboccante, simbolica, eccentrica, che pur si unisce alla tensione verso le perfezione estetica e morale particolarmente cara alla fortunata epoca del Grand Tour.
Nella stessa sezione Le Carceri d’invenzione offrono allo sguardo, in una tetra ambientazione, il rigore architettonico che si sposa a un’invenzione labirintica, dove intricati sistemi di scale, ponti, carrucole, catene, travi e corde emergono dall’oscurità, accentuata nella lastre in riprese successive, testimoniate dal confronto tra le stampe e dagli studi sulle matrici tramite la tecnica di trasformazione della riflettanza: il metodo RTI – Reflectance Transformation Imaging.
Ne Le Vedute di Roma Piranesi esplora la città nei suoi caratteri, nei segreti, nelle curiosità, non escludendo il particolare scientifico congiunto a una trattazione immaginifica.

La città viene immortalata perché il tempo passato non sfugga e al contempo il presente non scivoli silenzioso nell’oblio della storia.
Nella sezione Piranesi designer: Camini, Vasi e Candelabri elementi scultorei in gesso, repliche dalla Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid, portano a compimento gli elementi d’arredo immaginati nelle incisioni dall’artista che rielaborano e reinventano vasi, candelabri, camini che citano forme e decorazioni di antichità romane ed egizie.

Nella sezione Visioni contemporanee, l’immaginario di Piranesi viene osservato e riportato allo sguardo contemporaneo di Mario Cresci, Ninì Santoro, Michelangelo Pistoletto, Gianluca Campigotto, Daniele Pignatelli, Filippo Sassoli. Nei loro differenti linguaggi gli artisti rispondono alla molteplice e instancabile produzione piranesiana nell’apporto sperimentale, nell’amore per la traccia, per il segno inciso del tempo, per le libertà espressive formate all’interno del rigore compositivo.



Il corpus delle matrici e delle stampe esposte porta a ulteriore evidenza il valore e il pregio del fondo dell’Istituto che conserva tutte le matrici calcografiche dell’artista (1191 unità, acquistate nel 1838 da Papa Gregorio XVI dall’editore parigino Firmin Didot) e l’intera raccolta della stampe.
La mostra è a cura di Maria Cristina Misiti, dirigente dell’Istituto centrale per la grafica, e Giovanna Scaloni, storica dell’arte responsabile del settore Calcoteca dell’Istituto, ed è allestita dall’architetto Paolo Martellotti e realizzata con il sostegno della Tchoban Foundation di Berlino.

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.