La fondazione della collezione di Scipione Borghese risale al 1607, quando – dopo una complicata e discussa vicenda giudiziaria – il cardinale ottenne le opere che erano state sequestrate dalla bottega del Cavalier d’Arpino. Giuseppe Cesari nacque ad Arpino, una città del Regno di Napoli venduta nel 1583 da Don Alfonso d’Avalos a Giacomo Boncompagni, figlio di papa Gregorio XIII, che lasciò insieme ai genitori e al fratello Bernardino per dirigersi verso la città pontificia in cerca di fortuna. A Roma il giovane Cesari lavorò nella cerchia di Gregorio XIII, una committenza durata fino alla morte del pontefice, avvenuta il 10 aprile 1586.
Dopo la morte del Papa, Giuseppe Cesari si trovò a dover affrontare dei cambiamenti profondi: non solo perse la provvigione mensile ma fu anche costretto a cercare dei nuovi committenti. Tra questi, sicuramente non era incluso il nuovo Papa, Sisto V Peretti, per il quale il pittore realizzò solamente un ritratto e il dipinto ai piedi dello scalone che porta dal vestibolo di San Giovanni in Laterano al nuovo palazzo. L’apice della carriera del pittore fu sotto il pontificato di Clemente VIII, durante il quale divenne uno degli artisti più conosciuti e richiesti a Roma. L’arpinate, però, non poteva sapere che la sua vita sarebbe stata stravolta dall’elezione di un nuovo pontefice e soprattutto da suo nipote, il cardinale Scipione Borghese.
L’avvento del nuovo Papa risale al 16 maggio 1605, quando Camillo Borghese fu nominato papa Paolo V. Da questo momento, iniziò il decino della vita e la fama del Cesari, a causa di grossi problemi di natura giudiziaria che, come vedremo, incideranno moltissimo sulla serenità e sulla sua reputazione. Tramite un Avviso conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana che porta la data del 2 aprile 1607, sappiamo che il pittore venne accusato di detenzione di pistole proibite, trovate dalla Corte all’interno della sua abitazione durante una perquisizione e pertanto venne punito con la confisca dei beni, «130 quadri di pittura d’eccellente artificio et maestria». Un escamotage utilizzato da Scipione per ottenere i quadri che l’avevano tanto colpito.
Grazie a quanto scrisse de Rinaldis nel prezioso contributo del 1536, sappiamo che il Cavalier d’Arpino aveva anche un interesse collezionistico e le sue acquisizioni erano state radunate nella sua bottega, per cui oltre ai quadri di sua realizzazione, tra quelli confiscati c’erano anche quelli collezionati. Scipione era un cardinale estremamente colto, con un gusto spiccato per individuare i veri capolavori come si vede dai quadri presenti nella confisca. Spiccano – tra tutte – le tele di Caravaggio, come il Giovane con la canestra di frutta e il Bacchino malato.
Sono dipinti che l’arista eseguì nella giovane età, da notare e apprezzare è l’abilità del Merisi di utilizzare una diversità di stesura esecutiva della figura rispetto alla frutta; più sfumata e imprecisa nella definizione la prima, perfettamente aderente alla realtà la seconda. Questa sostanziale differenza voleva alludere alla sfida di rappresentare con diversa capacità mimetica il contrasto tra realtà viva, dotata di anima, e realtà morta, quella degli oggetti inanimati. Era una tematica, questa, molto diffusa alla corte di Scipione, il quale ne fece largo uso per decorare la villa. Tra le opere realizzate dal Cavalier d’Arpino invece si citano La Cattura di Cristo e Venere incoronata da Amore.
La prima in particolar modo fu lodatissima, uno dei capolavori dell’artista. La luce, le movenze dei personaggi, i contrasti cromatici, suscitano nell’osservatore la percezione di forza centrifuga e se al centro c’è una calma apparente, tutt’intorno è movimentato da una spiccata irruenza.
Analizzando una per una le opere che compongono la collezione è chiara la preziosità di quei dipinti e ciò non fa altro che confermare il fatto che il cardinale Scipione avesse gusti raffinatissimi. Gusti che non solo resero la sua collezione degna di un principe e invidiata dagli altri collezionisti, ma che contribuirono anche allo sviluppo di soluzioni pittoriche grazie ai modelli che egli fornì ai contemporanei. Scipione era un lungimirante: molto spesso le sue scelte non erano coerenti con lo stile o la moda del secolo o addirittura apparivano in antitesi con esso.

Valentina Bortolotti
Nata a Roma, è laureata in Storia dell’arte e attualmente sta studiando per ottenere il patentino da accompagnatrice turistica. Fotografa autodidatta, guida turistica in erba, ama trascorrere il tempo nei musei in solitaria.