ArtePrimo PianoFurto d’arte: quadro di Vincent Van Gogh rubato in Olanda

Anna D’Agostino1 Aprile 2020
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Bel compleanno quello di Vincent Van Gogh: proprio il 30 marzo scorso risalivano i suoi 167 anni dalla nascita e mentre il suo dipinto Giardino della canonica di Nuenen in primavera era in prestito al Singer Laren Museum – in Olanda, per la mostra temporanea Spiegel van de ziel. Toorop tot Mondriaan – veniva trafugato nella notte, alle 3.15. Il furto è avvenuto sfruttando la circostanza della chiusura al pubblico del museo, iniziata il 12 marzo  a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus. I malviventi, scassinando la porta e rompendone il vetro, sono entrati in possesso del prezioso dipinto; a nulla è valso l’allarme di sicurezza, all’arrivo degli agenti di polizia non vi era traccia del quadro. Sono in atto le ricerche per tentare di rintracciare l’opera.

Il Singer Laren Museum

Il furto ha arrecato una grave perdita – temporanea si spera – al Groningen Museum, proprietario del dipinto dal 1962, in quanto esso è l’unica opera del famoso artista olandese che possiede. Il direttore del Singer Laren, Jan Rudolph de Lorm, ha affermato con grande tristezza: «È un dipinto bellissimo e commovente di uno dei nostri più grandi pittori, rubato alla comunità». Van Gogh, infatti, è uno degli artisti più apprezzati di tutta l’Olanda (e non solo), rappresentato da oltre 300 opere nelle varie raccolte pubbliche del paese, concentrate soprattutto ad Amsterdam e Otterlo.

Vincent Van Gogh, Giardino della canonica di Nuenen in primavera, 1884, olio su carta, 25 x 57 cm, Groningen, Groninger Museum voor Stad en Lande

L’opera fu realizzata da Van Gogh nel 1884, ad olio su carta fissata su tavola, nel periodo in cui – dopo aver lasciato la sua compagna, la prostituta Clasina Maria Hoornik, nel settembre 1883 – era tornato dai suoi genitori nel villaggio di Nuenen, dove il padre era pastore protestante. Lì Vincent rimase per due anni e in quel frangente si dedicò completamente alla pittura. Inizialmente fu un periodo sereno, di costante lavoro a contatto con la quiete del paesaggio, in cui ritrovò la tranquillità ormai dimenticata, cominciando così a dipingere i suoi primi veri soggetti, legati alla vita dei campi, ai contadini e agli artigiani. Fu un periodo molto proficuo: stabilì il suo studio in una stanza presso il presbiterio, dove dipinse un quarto della sua opera completa, tra cui il famosissimo dipinto Mangiatori di patate. Nonostante questa prospettiva di serenità, Vincent era torturato da una continua prostrazione; la depressione sembrava non avere pietà di lui e i rapporti con la famiglia e soprattutto con il fratello Theo si incrinarono. Questo periodo finì per essere turbolento e a seguito del tentato suicidio di Margot Begeman, la vicina con cui il pittore aveva stretto una relazione, avvenuto nell’agosto del 1884 e della morte improvvisa del padre, nel marzo del 1885, Van Gogh nel novembre dello stesso anno si trasferì ad Anversa.

Il dipinto trafugato raffigura il giardino della chiesa in cui suo padre officiava. La natura è la vera protagonista: l’unica figura umana è rappresentata da una donna in abito nero, quasi al centro della scena, mentre attraversa un piccolo viale. In lontananza, sotto un cielo nuvoloso, si riconosce chiaramente la torre della vecchia chiesa del villaggio in rovina. Questa robusta torre ancora in piedi, da sola in mezzo al campo, attrasse molto l’artista – che poteva vederla direttamente dalla casa in cui abitava – tanto che la dipinse e la disegnò in ben 35 opere. Il quadro rubato appartiene alla prima stagione pittorica di Van Gogh ed è quindi ancora influenzato da Millet e dalla tradizione seicentesca nordica, ben lontano dalla sua inconfondibile maniera che svilupperà solo in seguito.

Questo non è il primo furto che Van Gogh subisce, in quanto già nel 2002 furono trafugate due opere di piccole dimensioni dal Van Gogh Museum di Amsterdam; si tratta dei dipinti Paesaggio marino di Scheveningen del 1882 e Una congregazione che esce dalla chiesa riformata di Nuenen del 1884, quest’ultima – ironia della sorte – realizzata nello stesso periodo in cui fu dipinta quella appena rubata (come si intuisce dal titolo). I due capolavori finirono nelle mani della camorra e furono ritrovati dalla Guardia di Finanza nel settembre del 2016 in un’abitazione a Castellammare di Stabia e in seguito riconsegnati al Museo olandese.

A sinistra, Vincent Van Gogh, Paesaggio marino di Scheveningen, 1882, olio su tela, 34,5 x 51 cm, Amsterdam, Van Gogh Museum; a destra, Vincent Van Gogh, Una congregazione che esce dalla chiesa riformata di Nuenen, 1884, olio su tela, 41,5 x 32 cm, Amsterdam, Van Gogh Museum

Il primo vero grande furto delle opere del pittore avvenne nella notte del 19 maggio 1998, quando furono vittima di una rapina a mano armata L’Arlesiana e Il giardiniere, trafugati dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Bel colpo per i ladri, che riuscirono a rubare due dei quattro dipinti totali presenti in Italia (se si considera quello conservato nei Musei Vaticani). Un colpo che durò poco dato che il 6 luglio – dopo solo 48 giorni, grazie alle indagini svolte dal comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale – le due tele furono recuperate a Torino.

A sinistra, Vincent Van Gogh, L’Arlesiana, 1890, olio su tela, 60 x 50 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea; a destra, Vincent Van Gogh, Il giardiniere, 1889, olio su tela, 61 x 50 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Il recente furto al museo olandese è un vero e proprio atto di sciacallaggio; a quanto pare, neanche l’emergenza sanitaria globale è capace di arrestare i crimini contro il patrimonio artistico. Si tratta, infatti, del secondo caso che avviene da quando il mondo è “distratto” dalla pandemia: il 14 marzo erano stati rubati tre dipinti (di Annibale Carracci, Salvator Rosa e Antoon Van Dyck) dalla Christ Church Picture Gallery della Oxford University. Una riflessione occorrerebbe quindi fare sui sistemi di sicurezza e sorveglianza dei musei – e dei luoghi di cultura tutti – anche (e soprattutto) in un momento come questo. Tali tristi eventi ci insegnano che non bisogna mai abbassare la guardia, perché pare che proprio nei momenti di maggiore difficoltà i malviventi ne approfittino per privare l’umanità dei suoi beni più preziosi.

Anna D’Agostino

Classe '93, laureata in Storia dell'Arte con una tesi in Museologia sull'arredamento dell'Ambasciata d'Italia a Varsavia dalla quale è scaturita una pubblicazione in italiano e polacco. Prosegue la ricerca inerente l'arredamento delle Ambasciate d'Italia nel mondo grazie a una collaborazione con la DGABAP del Mibact. É iscritta al Master biennale di II livello "Esperti nelle Attività di Valutazione e di Tutela del Patrimonio Culturale".