ArtePrimo PianoBeverly Pepper e Giovanni Gaggia alla Biennale di Venezia

Nicoletta Provenzano20 Maggio 2019
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Tra gli eventi collaterali della Biennale di Venezia, Art in the Open rende omaggio all’artista americana Beverly Pepper che coniuga, nella sua poetica scultorea e di Land Art, la materia, la terra e il cielo in un afflato che attraversa le epoche, staccandosi da una visione cronometrica di “durata” lineare e misurabile, per un’idea di tempo strettamente collegato allo spazio, inteso come entità uniforme e organica che si carica di un carattere affettivo e simbolico.

La forza creatrice dell’artista ha una corrispondenza totale e primigenia con il materiale saldo e persistente delle sue opere, la Pepper costringe e lavora l’acciaio imprimendo alla struttura una leggerezza e sinuosità che trasmette al contempo maestosità e armonia. Incontrastabili e incorruttibili nel loro dialogo intenso e mai concluso con la storia, la natura e le peculiarità del luogo in cui si collocano, le sue installazioni scultoree, dagli ambienti di fabbrica alla natura dolce e flessuosa delle colline, congiungono, nell’alternanza di pieni e vuoti, il tempo della storia con il tempo dell’interiorità, in un presente a quattro dimensioni.

La mostra allo Spazio Thetis, che già dagli anni ’90 espone permanentemente le Todi Columns donate dall’artista ai musei civici di Venezia, presenta due grandi opere monumentali inedite in acciaio cor-ten e due opere in pietra nei giardini antistanti l’ingresso. Negli spazi interni sono in mostra, invece, le opere più recenti in acciaio cor-ten, di piccole dimensioni, ma dalla forza monumentale, accompagnate dalle fotografie di Gianfranco Gorgoni che ritraggono Beverly Pepper nei momenti di studio, di lavoro, di contemplazione creativa e le numerose opere d’arte realizzate dall’artista all’interno del territorio umbro.

La mostra, a cura di Massimo Mattioli in collaborazione con Joseph Antenucci Becherer, direttore dello Snite Museum of Art dell’Università di Notre Dame, fa parte di un ampio progetto di valorizzazione del lavoro dell’artista, Beverly Pepper fra Todi e il mondo, che – iniziato nel 2018 – prevede l’inaugurazione del parco scultura Beverly Pepper Sculpture Park nella cittadina umbra scelta dall’artista quale suo luogo di vita e lavoro. Il Parco donerà al pubblico un percorso paesaggistico intriso di arte e natura con venti opere monumentali, tra le quali anche la riedizione delle Todi Columns, attualmente in mostra nella Piazza del Popolo di Todi dopo quarant’anni di distanza dalla prima esposizione nel 1979.

Le colonne (Aventinus, Martius, Senatoria e Traiana), solenni e vitali nella loro fermezza, si alzano verso l’empireo come quattro elementi, quattro punti cardinali che instaurano un dialogo equilibrato, coerente, identitario nell’accordo e simmetria delle forme con il centro storico medievale di Todi e con l’architettura industriale dell’Arsenale Novissimo veneziano, in cui ritrovano una radice costruttiva.

A omaggiare il percorso artistico di Beverly Pepper durante l’inaugurazione dell’esposizione Art In The Open, l’artista Giovanni Gaggia, con il danzatore Leonardo Carletti, ha dato vita alla live performance Elementum Aether. In questo dialogo intenso con le essenze, la realtà tangibile e la pratica costruttiva, Giovanni Gaggia si rivolge all’etere, il quinto elemento puro e incontaminato con cui gli antichi greci identificavano la sfera celeste, attivando una comunione corporea e immateriale con le Todi Columns che interpreta come i quattro elementi terresti fondamentali: acqua, terra, aria, fuoco.

Nell’aspirazione al cielo, amante ricercato, sospirato e sempre abbracciato dalla Pepper nell’ascesa ed elevazione delle sue sculture, la performance di Gaggia rappresenta l’anelito di un corpo che si contrae, si evolve, si solleva e combatte nella disputa con la materia, agendo da unione tra il mondo empireo e quello terrestre, in un richiamo non sotteso al circolo dei segni celesti: lo zodiaco.

La danza di Leonardo Carletti si orchestra all’interno dello spazio sancito e racchiuso dalle quattro colonne e dai dodici astanti che ripetono, in una durata scandita, un gesto simbolico rituale: lo scontro tra due lastre metalliche. L’incontro sonoro richiama alla mente la vibrazione di un contatto, di una avvenuta contaminazione tra il mondo sensibile e sovrasensibile, al contempo il riverbero squillante e netto della collisione rammenta, sollecita, rievoca un’identificazione con l’ambiente della fabbrica e il battere ostinato e tenace della lavorazione dell’acciaio, la volontà caparbia di piegare la materia ai propri “desiderata” che conducono all’elevazione verso la poesia e l’armonia di una costruzione che si staglia nell’equilibrio tra gli elementi, inneggiando all’unione tra terra e cielo.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.