L’interesse del nuovo saggio di Tullio Aebischer, cittadino italo-svizzero nonché cultore della materia di Geografia, è interamente rivolto alla formazione e al mantenimento di un obiettivo di “real politik” che è la neutralità. Neutralità non solo del territorio ma anche del popolo, della sua indipendenza e sovranità. Tale istanza è studiata in riferimento alla Svizzera che, come viene ribadito nell’introduzione, rappresenta un paradigma non soltanto nella storia dell’Europa ma anche nell’ambito del diritto internazionale. L’interesse a questa tematica ritorna all’attenzione per la sua particolare collocazione nel dibattito internazionale, sia a seguito della Seconda Guerra Mondiale, che in rapporto alle più importanti organizzazioni internazionali (ONU, Unione Europea). Si deve dire subito che la particolarità di questo lavoro (162 pp., 18 euro), edito da Arbor Sapientiae e presentato in un formato maneggevole e con un lavoro grafico in copertina che colpisce per la sua cromaticità, non risiede solo in un’esposizione snella ma documentata, accattivante ma non meno esauriente nel raccordare i momenti storici-dottrinali salienti, ma nel presentare anche come questo paradigma si sia realizzato e sia stato utilizzato in altri ambiti territoriali, sia nel corso della Storia che in differenti situazioni politiche.

Infatti, un intero capitolo è dedicato all’elencazione cronologica dell’uso della neutralità da parte di vari Stati o parti di territorio che al contrario della Svizzera l’hanno vista più come una mossa tattica che come una visione strategica per gestire i loro rapporti con gli altri Stati. Infatti, vi sono Nazioni che anche durante le due ultime Guerre Mondiali sono passate da uno “status” neutrale a uno belligerante. In altri casi, la neutralità è servita o serve ancora oggi a tutelare interessi anche sovranazionali (vedasi il canale di Panama). In questo contesto la geografia e la geopolitica, seppur con prospettive differenti, per loro statuto valorizzano in modo preminente l’elemento territoriale e, in senso più ampio, il rapporto tra comunità sociali e territori.
Tali prospettive possono risultare fondamentali, anche sotto il profilo metodologico, per la comprensione delle dinamiche delle relazioni internazionali non solo tra territori confinanti, ma anche a livello continentale e mondiale. Riguardo le interazioni tra gli Stati in quel “forum” che sono le relazioni internazionali, le due situazioni fondamentali da prendere in considerazione sono lo studio della guerra (analizzata dalla strategia e dal diritto internazionale bellico) e della pace (studiata dalla politica estera), nonché di tutto ciò che esiste lungo il “continuum” (leggasi crisi di vario genere) che corre tra queste due situazioni estreme. In tale ottica, lo studio della neutralità della Svizzera riveste una particolare importanza sia per la sua posizione geografica (al centro dell’Europa, crocevia di vie di comunicazione utili per attraversare barriere naturali impervie quali sono le montagne, e per collegare il centro dell’Europa al mare), sia come paradigma di un modo di interpretare e gestire i rapporti con i vicini ai quali si fa riferimento.
Un altro aspetto da mettere in risalto è l’anno presente nel titolo: 1815. Quando lo storico cerca di seguire l’evoluzione di un’idea o di un movimento, il suo primo compito è trovarne l’origine, compito spesso arduo. In questo caso, Aebischer scava nei documenti e nella prassi della politica svizzera per riportare alla luce il “punto storico” dell’azione di politica estera: quel Congresso di Vienna che sembra molto lontano nel tempo, ma del quale ancora oggi si notano alcune conseguenze.
Il cuore del saggio si divide in due capitoli: in uno viene presentata la storia della neutralità nel diritto internazionale originatasi dalle opere di Ugo Grozio, risalenti al XVII secolo, mentre in un altro viene presentato l'”excursus” della neutralità della Svizzera attraverso una visione interna ed esterna, ossia cercando di presentare tale strumento sia nella prospettiva delle autorità elvetiche che delle altre nazioni. In quest’ultimo caso è necessario parlare di problematica, allorquando gli altri Stati hanno dovuto relazionarsi con l’idea di neutralità tipica della Svizzera, non solo uno strumento tattico ma un vero e proprio “modus operandi”.
Al fine di rendere il lavoro fruibile da un pubblico il più vasto possibile, all’interno del saggio è presente una cronologia della storia svizzera che riporta eventi collegati alla neutralità non solo dal punto di vista spaziale, ma anche da quello temporale. Questo scopo didattico si pone in linea con quanto l’autore esprime nell’introduzione riguardo al rapporto tra neutralità e cittadino svizzero. Se per altre nazioni questa circostanza si è realizzata in maniera del tutto temporanea e sporadica, per gli svizzeri tale legame riveste una parte non secondaria dell’identità socio-politica della Nazione. Se si considera la composizione demografica svizzera, allora si comprende meglio il valore dato alla neutralità, un legame ideale che travalica le pur marcate differenze in una realtà vicina obiettivamente soverchiante in molti ambiti.
Un capitolo, sintetico ma di centrale importanza, presenta le problematiche che si sono affrontate o che si devono affrontare in una possibile adesione della Svizzera alle principali organizzazioni internazionali. L’adesione all’ONU, per esempio, si è risolta positivamente, anche se dopo due referendum. Al contrario, l’adesione all’Unione Europea trova ancora degli ostacoli. La partecipazione della Svizzera in questi contesti sovranazionali ha sempre sollevato timori tra gli svizzeri, proprio per le possibili ricadute sulla neutralità; questi dubbi si possono comprendere solo considerando con attenzione quell’unione emotiva tra la neutralità e l’essere svizzeri.
Al termine del saggio, l’autore esprime le sue conclusioni, ponendosi tre domande che ruotano attorno all’opportunità dell’identificazione neutralità-Svizzera, ai compromessi richiesti dalla neutralità e, infine, all’utilità geopolitica della Svizzera. Le sue risposte sembrano un ragionamento verso se stesso, volto a sollecitare lo stesso tipo di approccio in chi legge, sul modello di una lezione dialogante.
Tullio Aebischer si interessa da tempo di confini politici e tematiche cartografiche attraverso ricerche, pubblicazione di articoli su riviste scientifiche e monografie. Oltre a questo saggio di natura storica, geopolitica e geografica, ha già scritto sulle tematiche del territorio di uno Stato attraverso l’analisi dell’importanza e della natura dei confini internazionali (Città del Vaticano-Italia, Italia-Jugoslavia, Stato Pontificio-Regno delle Due Sicilie) come anche del collegamento con istanze politiche come la sovranità (Questione Romana tra Santa Sede e Regno d’Italia). Questa sua ultima “fatica” intellettuale è, in definitiva, una testimonianza da leggere più volte, sicuramente utile per entrare nello spirito svizzero e della Storia.

Leonardo Reali
Un giorno ho incontrato i libri. E non ho più avuto bisogno di altro.