Architettura, Design e ModaPrimo PianoE l’ottavo giorno Dio creò la proporzione armonica nell’architettura rinascimentale

Giulia Spagnuolo3 Febbraio 2020
https://lacittaimmaginaria.com/wp-content/uploads/2019/12/scasasfaefqe.jpg

È noto a tutti, da sempre, che Vitruvio fosse l’autorità indiscussa per gli architetti rinascimentali. Dai suoi trattati, essi avevano accolto come dogma l’assunto per cui ogni parte di un edificio – all’interno così come all’esterno – dovesse corrispondere nelle forme, nelle misure e nei rapporti a un unico sistema armonico, esattamente come il corpo umano, del quale la costruzione, in pieno Rinascimento, doveva rispecchiare le proporzioni. L’uomo infatti, in quanto creazione di Dio, rappresentava – anche nella sua corporeità – la più alta espressione di perfezione, concepito dalla somma volontà divina. Gli architetti del Cinquecento non applicavano mai un sistema di rapporti arbitrario nella costruzione di un edificio, convinti che la loro disciplina non fosse un’arte da praticare a proprio piacimento, ma una vera e propria scienza, la quale rispondesse inderogabilmente a principi matematici che determinavano tanto il microcosmo quanto il macrocosmo.

Facciata di San Francesco della Vigna, Venezia

A conferma di questo, ci rimane negli archivi uno dei documenti più significativi per quello che riguarda l’applicazione della proporzione armonica in architettura. Si tratta del “memorandum” redatto da Francesco Giorgi, frate francescano del monastero di San Francesco della Vigna a Venezia, in vista dell’edificazione della nuova chiesa a partire dal 1534. Nonostante il primo progetto seguito fosse quello dell’illustre architetto Jacopo Sansovino, che grande parte ebbe nella costruzione della Venezia rinascimentale, ben presto tuttavia Giorgi subentrò a quest’ultimo, sia a causa di alcune divergenze sorte tra il Doge Gritti e il Sansovino, sia, probabilmente, per la grande fama del frate nell’ambito degli studi sulla proporzione e sul pensiero neoplatonico.

Pianta di San Francesco della Vigna, Venezia

Francesco Giorgi, applicando le proprie teorie, propose di fissare la larghezza della navata di San Francesco della Vigna in 9 passi, cioè il quadrato di 3, «numero primo e divino». Fin dal Medioevo, infatti, la simbologia dei numeri era una questione di cruciale importanza, legata a doppio filo all’ambito religioso e a quello esoterico. Il 3 costituiva il primo numero reale; esso era divino, era l’emblema della Trinità, e di conseguenza le misure degli elementi architettonici della chiesa – tempio di Dio – e i rapporti proporzionali tra di essi dovevano rispettarne la «consonantissima partitione». Giorgi riprende i fondamenti del misticismo numerico, anche sulla scia del Timeo di Platone, e spiega come in essi siano racchiusi l’ordine e l’armonia dell’universo intero. Secondo Platone, alla base di tutto ci sono i quadrati e i cubi del 2 e del 3, che danno vita alle due progressioni numeriche fondamentali a partire dall’unità del numero 1 – l’Uno dal quale tutti gli esseri procedono per emanazione necessaria – e che costituiscono un diagramma a forma di lambda greca adottato dagli architetti, dagli artisti e perfino dai musici per mettere in pratica il complesso schema delle consonanze armoniche. Questo simbolismo matematico – applicato e applicabile tanto all’ordine superiore del cosmo che alle cose terrene, come ad esempio gli elementi architettonici di una chiesa – fonda le sue radici nella più antica speculazione di Pitagora, il quale per primo concepì che proprio a partire da questi stessi rapporti tra numeri interi fosse possibile misurare spazialmente i toni sonori e le armonie musicali. Le relazioni tra i numeri della lambda platoniana racchiudevano, dunque, sia la musica inaudibile del divino che la struttura del mondo e dell’anima umana, definita quest’ultima come un eptacordo che, iniziando con l’Unità, raddoppiava poi fino al cubo di 2 – formando una serie di numeri pari considerati l’aspetto femminile del creato (2, 4, 8) – e triplicava fino al cubo di 3, dando vita a una successione di numeri dispari e maschili (3, 9, 27) che dall’unione con la controparte femminile generavano ogni cosa.

Diagramma delle consonanze armoniche, da Francesco Giorgi, De Harmonia Mundi, 1525

Fondando tutte le proporzioni del monastero di San Francesco della Vigna sugli assiomi della filosofia pitagorico-platonica della proporzione armonica, Francesco Giorgi crea un precedente imprescindibile nell’architettura cinquecentesca. Egli stabilisce che se la larghezza della navata è di 9 passi, la sua lunghezza sarà allora di 27 passi – cioè tre volte 9 – e che la proporzione tra queste due misure (9 : 27) può altresì essere definita in termini musicali come un’ottava e una quinta, un diapason e un diapente, dal momento che la musica fa parte del “quadrivium” delle cosiddette “arti meccaniche” (aritmetica, geometria e astronomia), che hanno un saldo fondamento teorico di origine matematica. Tutto è organizzato secondo il quadrato e il cubo del numero 3, poiché essi contengono gli accordi cosmici dell’universo e rappresentano la naturale progressione del lato “maschile” del triangolo platonico, che comincia con il «perfetto» numero 3 e che non va oltre il proprio cubo, dato che nessuno può procedere al di là della terza dimensione.

San Francesco della Vigna, Venezia.

La concezione vitruviana di antica memoria, che metteva al centro l’uomo in quanto perfetta misura di tutto, nei secoli centrali della Rinascenza conosce nuova linfa grazie alla speculazione neoplatonica e al suo recupero della tradizione pitagorica, secondo la quale Dio è «il somm’architettor» da cui dipendono le analogie profonde tra tutti gli elementi del creato. L’essere umano, da lui generato a sua immagine e somiglianza, ne è la testimonianza ma è anche l’erede di questo spirito creatore. Se esisteva una sottesa struttura – di natura divina – di matematiche corrispondenze tra l’uomo, il suo mondo terreno e l’alto ordine cosmico, allora essa doveva essere replicata in tutte le discipline che all’uomo facevano capo, nella speranza di avvicinarlo un po’ di più ai sommi gradi della struttura gerarchica dell’universo.

Giulia Spagnuolo

Storica dell’arte e curatrice in fieri, è interessata a raccontare ogni storia dalla parte degli artisti, per capire quello che c’è dietro, prima e oltre le singole opere.