Diogene di Sinope, detto il Cinico o il Socrate pazzo, filosofo greco antico, è considerato uno dei fondatori della scuola cinica insieme al suo maestro Antistene, e secondo Diogene Laerzio morì nello stesso giorno di Alessandro Magno.
La principale fonte di informazioni sulla sua vita è fornita dall’opera dello storico Diogene Laerzio: secondo lo storico il padre di Diogene, Icesio, un cambiavalute, fu imprigionato oppure esiliato perché accusato di contraffare le monete. Anche Diogene si trovò sotto accusa e si spostò ad Atene con un servo che poi abbandonò, dicendo: «Se Mane può vivere senza Diogene, perché non Diogene senza Mane?».
Studiò ad Atene, dove fu discepolo del filosofo Antistene che insegnava a spregiare le convenzioni sociali e a rifuggire il piacere e condusse una vita di austerità e di mortificazione di sé: indossò abiti trasandati, si nutrì frugalmente e dormì sulla nuda terra, per strada o sotto i portici. La stravaganza della sua vita – tuttavia – non gli fece perdere la stima degli ateniesi, che ammirarono anzi il suo disprezzo per l’agiatezza.
Visse a Corinto per il resto della sua vita, che dedicò interamente a predicare le virtù dell’autocontrollo e dell’autosufficienza, abitando in una botte.
Secondo una leggenda popolare, in pieno giorno Diogene andava per Atene con una lampada accesa, affermando che era in cerca di un uomo onesto. Si racconta che in un’altra occasione Diogene abbia incontrato Alessandro Magno, che per primo gli rivolse la parola dicendo: «Io sono Alessandro Magno», sentendosi rispondere: «E io sono Diogene il Cinico». Alessandro allora chiese a Diogene in che modo potesse servirlo e il filosofo rispose: «Puoi toglierti dalla luce del sole». Si narra che Alessandro fu così colpito dalla padronanza di sé dimostrata da Diogene che se ne andò commentando: «Se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene».
Nessuno dei suoi scritti ci é pervenuto, ma intorno alla sua figura fiorì una vasta letteratura di aneddoti, dalla quale é possibile dedurre i principi fondamentali del suo insegnamento.
Diogene individua i modelli di vita naturale nel comportamento degli animali, dei mendicanti e dei bambini. Con Diogene emerge, forse per la prima volta sullo scenario greco, l’idea che il bambino rappresenti una natura buona non ancora corrotta dai bisogni artificiali prodotti dalla vita associata, in contrapposizione all’ideale corrente che vedeva nell’uomo maturo l’esemplare del vero uomo.
Per il filosofo bisognava rifiutare qualunque tipo di tabù e convenzione disprezzando valori come il denaro e il potere, e vivere secondo natura, restando ai margini della società attraverso un duro e costante esercizio morale e fisico.
Diogene fu anche il primo filosofo a utilizzare il termine cosmopolita, in quanto si riteneva cittadino del mondo sfidando ogni convenzione sociale. Egli impernia il suo sistema sul primato della virtù: essa è il fine dell’uomo da raggiungersi non nell’ambito della cultura ma nel concreto operare e si realizza esaltando – attraverso un severo esercizio – le proprie energie spirituali e fisiche.
L’ideale di vita del cinico è dunque un vivere senza meta, senza bisogno di una fissa dimora e senza alcuna comodità. Tale modus vivendi coincide con la libertà: più si eliminano i bisogni superflui e più si è liberi.

Francesca Ricciuti
Abruzzese, classe '85. Laureata con lode in Filologia Classica presso la Sapienza di Roma. Da sempre appassionata delle lingue classiche, ha insegnato sia privatamente che a scuola.