È stata annunciata l’apertura dell’Hotel Bulgari a Piazza Augusto Imperatore a Roma, prevista nel 2022. L’albergo troverà posto in uno dei palazzi progettati da Morpurgo tra il 1936 e il 1938: sulla facciata si trova il mosaico monumentale di Ferruccio Ferrazzi con una visione onirica della fondazione di Roma lungo le rive del Tevere. Vittorio Ballio Morpurgo (1890-1966) era triestino, di madre italiana e padre ebreo: sostituì il proprio cognome paterno di Morpurgo con quello materno di Ballio; non subì conseguenze dalle leggi razziali, anzi fu uno degli architetti prediletti del regime fascista, interprete di quel razionalismo magniloquente che andava per la maggiore in Italia.
A Piazza Augusto Imperatore si voleva creare un polo moderno che abbracciasse i resti del Mausoleo di Augusto, isolandolo ed esaltandone la presenza, in una zona della città che solo in quel momento si andava bonificando, con la costruzione degli argini del Tevere e dei nuovi ponti a monte dell’Isola Tiberina verso lo Stadio dei Marmi, inaugurato nel 1932. Il posizionamento dei resti dell’Ara Pacis sul lato della piazza verso il Tevere è stato quasi “accidentale”: tra il 1936 e il 1938 si lavorava a tutta velocità per estrarre dalle fondamenta di Palazzo Fiano (angolo di piazza San Lorenzo in Lucina) i resti dei rilievi dell’Ara Pacis, mentre il gruppo di archeologi e architetti guidati da Gismondi ne studiava la ricostruzione e si discuteva del nuovo posizionamento del monumento. L’Ara Pacis era infatti in relazione con “l’orologio di Augusto”, quella enorme meridiana che occupava un tratto di Campo Marzio e che aveva nell’obelisco di Montecitorio il suo gnomone, ma la zona non era più adatta a riposizionare l’antico monumento. C’era chi proponeva di sistemarlo sulla collina di Monte Mario a sorvegliare Roma e chi di metterlo in prossimità dello Stadio dei Marmi, ma si avvicinava il 4 maggio 1938, giorno della visita di Hitler a Roma: fu così che in tutta fretta l’altare augusteo, gloria del primo impero che doveva illuminare il terzo, fu posizionato dove oggi lo vediamo.
La teca di Morpurgo – oggi sostituita dall’architettura di Meier – non aveva alcun pregio artistico, tanto che l’architetto si rifiutò di firmarla: aveva come unico scopo quello di proteggere il monumento da potenziali bombardamenti della Seconda guerra mondiale. La teca di Meier, inaugurata nel 2006, è in realtà una revisione aggiornata del progetto di Morpurgo, compreso l’auditorium sottostante, che tra l’altro andava a sostituire quello liberty che si trovava sopra al mausoleo, demolito nel ventennio per tirare fuori le rovine romane.
Il palazzo che sarà l’Hotel Bulgari apparteneva all’INPS e faceva parte di quella serie di edifici monumentali voluti dalle assicurazioni in varie nuove zone della città, Eur inclusa: l’ente assicurativo lo ha messo in asta nel 2014, tra le proteste di intellettuali, residenti e commercianti delle botteghe a piano strada. Attualmente appartiene alla Edizione Property – immobiliare del lusso della famiglia Benetton – proprietaria di edifici storici e di pregio in tutta Italia e nel mondo: il recupero è stato affidato allo studio di architettura di Antonio Citterio e prevede 114 suites di lusso, un bar, un ristorante stellato, una palestra tecnologica, una piscina e tutto ciò che ci si aspetta da un hotel del genere. La stessa Bulgari contribuirà alla nuova illuminazione dell’Ara Pacis, mentre la Fondazione TIM si sta occupando del restauro del Mausoleo con un investimento di 8 milioni di Euro e un progetto che dovrebbe concludersi anch’esso nel 2022.
Fin qui tutto bene: per troppo tempo piazza Augusto Imperatore sembra essere stata volutamente negletta – probabilmente, e stupidamente, per le memorie storiche che la legavano al fascismo – ed è stata solo capolinea di bus, parcheggio e bivacco per senza tetto. Dispiace però che un altro spazio urbano verrà di fatto sottratto ai cittadini: le attività commerciali della piazza hanno chiuso una dopo l’altra, i portici sono ormai un triste deserto, abitanti non ce ne sono più. Il lockdown ci ha insegnato che trasformare i centri monumentali delle città in una sequenza di boutiques del lusso li rende potenzialmente morti: nel centro di Roma i residenti sono sempre di meno, sono oramai scomparse le botteghe storiche, non esiste un quartiere artigiano, le gallerie d’arte sono sempre più rare e sopravvivono a stento. È un peccato non aver pensato quei portici come una zona viva, quando invece il tipo di architettura si sarebbe prestata benissimo. Erano edifici di un ente pubblico, si poteva pensare un progetto diverso, come accade in tante città europee all’avanguardia, dove un hotel di lusso avrebbe potuto convivere perfettamente con un’idea diversa di città, semplicemente imponendo ai nuovi proprietari un vincolo per le botteghe sotto ai portici.
Unica consolazione: nell’Hotel Bulgari sarà presente anche una biblioteca sulla storia del gioiello che trova qui una giustissima collocazione, pensando che la maison aprì la sua prima boutique a poche centinaia di metri – a via Condotti – nel 1895 e che possiede un archivio storico eccezionale. Sembra che questa biblioteca sarà aperta al pubblico degli studiosi, anche non residenti dell’Hotel: speriamo che ne possano fruire gli allievi della Scuola d’Arti Ornamentali di Roma Capitale, che si trovano a pochi passì da lì, nell’unica scuola orafa pubblica ancora esistente nel Lazio.

Penelope Filacchione
Storica dell’arte, curatrice, gallerista, docente universitaria, divulgatrice, guida turistica abilitata. Approfondisce il turismo sostenibile sia scrivendone sia ideando viaggi. Redattore e autore per le ormai storiche Guide di Archeo.