Gli uccelli sono gli animali più comunemente raffigurati nei manufatti decorati appartenenti alla cultura archeologica di Hallstatt, nella regione Dolenjska, situata all’interno della Slovenia sudorientale; tuttavia, a causa dell’elevata acidità del suolo nella regione, sono pochi i resti di avifauna che possono fornirci informazioni sulle interazioni tra uomo e animale.
La cultura archeologica della Dolenjska è datata alla prima Età del Ferro (circa 800-300 a.C.) ed è considerata parte del più vasto complesso culturale orientale di Hallstatt. Questo periodo è caratterizzato da importanti cambiamenti rispetto alla precedente cultura dei campi di urne della tarda Età del Bronzo: le sepolture a incinerazione vengono sostituite dall’inumazione in tumuli, si nota una crescente differenziazione sociale, viene adottata la tecnologia del ferro e viene data nuova importanza all’arte figurativa (elemento rivelato dallo studio dei corredi funerari). Nell’arte delle situle, gli animali sono un motivo dominante, così come su altri artefatti quali fibule e ornamenti personali, vetro, perline d’ambra, armi, equipaggiamento difensivo, vasi in metallo e ceramiche.
Non ci sono evidenze di volatili domestici nella prima Età del Ferro e gli uccelli che i popoli della Dolenjska incontravano erano principalmente specie selvatiche. Alcune informazioni sulla biodiversità locale provengono da siti palafitticoli precedenti, situati nella palude di Lubiana, e da ritrovamenti databili all’eneolitico e all’Età del Bronzo. I suoli anaerobici e leggermente alcalini hanno, infatti, conservato varie specie di anatre, folaga, oche, aironi, gru, sparviero e pellicano: si tratta principalmente di specie palustri, presenti in quei territori ancora oggi.

Nella regione Dolenjska sono state ritrovate raffigurazioni di uccelli su 118 dei 440 manufatti totali che presentano decorazioni con animali, mentre altre specie selvatiche – come cervi, stambecchi, canidi, felini, lepri e serpenti – non avevano la stessa importanza culturale. Sono state identificate immagini di uccelli in 16 siti appartenenti a 80 diversi contesti, tra cui 70 tombe e un insediamento. I manufatti erano più frequentemente associati ai maschi rispetto alle femmine, sebbene apparissero con entrambi i sessi e in molte tombe in cui non è stato possibile determinare il genere. Nella maggior parte dei casi erano associati ad adulti; tuttavia sono stati ritrovate anche cinque fibule raffiguranti uccelli in quattro tombe di bambini. Gli uccelli sono stati raffigurati in un’ampia varietà di scene in compagnia di animali selvatici e domestici, nonché di esseri umani, ma spesso in maniera schematica, rendendo più difficile per gli studiosi determinarne la specie. È stato possibile identificare uccelli acquatici su sei manufatti, appartenenti alla famiglia tassonomica legata a cigni e oche, mentre su 12 artefatti comparivano piccoli uccelli acquatici con colli corti e corpi piccoli, come le anatre. L’unica chiara identificazione della specie era il gallo, che appare su quattro pendenti, facilmente riconoscibile grazie alle penne falciformi della coda.
Nell’arte delle situle della Slovenia sudorientale, gli uccelli compaiono in quasi tutte le scene, eppure sono raramente coinvolti nell’azione principale, come fossero osservatori: persino quando gli uccelli sono raffigurati nel mezzo di scene attive, non sembrano partecipare. Oltre al loro ruolo di osservatori, gli uccelli possono essere stati considerati guide o guardiani, in associazione agli stati liminali. I volatili sono importanti anche nelle scene rituali, in particolare nelle processioni. Ad esempio, sulle elaborate situle di Magdalenska gora e Vače sia la specie che la collocazione degli uccelli evidenziano il sesso degli animali selvatici: le femmine di ungulati sono contrassegnate da anatre appollaiate sui loro dorsi, mentre i maschi hanno rapaci.
La straordinarietà di questi animali è evidenziata anche dal loro significato in alcune delle più esplicite scene ritualizzate: il sacrificio animale. Le situle slovene raffigurano animali che vengono portati al sacrificio, insieme con uomini che trasportano asce e uccelli in volo. L’osservazione degli uccelli potrebbe essere stato un aspetto importante del sacrificio di animali, durante i riti funebri o altre attività comuni, come nel vicino mondo etrusco.

Spesso, nella rappresentazione, si nota l’uso di animali ibridi e chimerici: compaiono sfingi e pegasi, entrambi con attributi di volatili, come le ali prominenti. Solo quattro artefatti provenienti dalla Dolenjska raffigurano questi ibridi, dei quali tre sono elmi compositi sormontati da figure di sfingi accoppiate. Rispetto alle sfingi dell’immaginario veneto ed etrusco di questo periodo, queste mostrano un’attenzione molto più forte sulle caratteristiche aviarie, rappresentate tramite ali prominenti e un volto schematico dominato da un becco. Nei cavalli alati, raffigurati su una placca da cintura, gli zoccoli sono stati sostituiti con artigli.
Gli studiosi ritengono che nella cultura archeologica di Hallstatt non solo gli uccelli siano stati considerati importanti osservatori dell’azione umana, ma che fossero creature ritualmente potenti: si riteneva, infatti, che svolgessero un fondamentale ruolo nella mediazione tra l’uomo e gli altri animali o tra gli umani e le forze extra-umane.

Alice Massarenti
Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.