La poesia nei suoi ritmici passaggi, negli enigmi e nelle sue dualità attraversa la biennale d’Arte di Venezia con un disegno melodico indipendente, ma ordito in una trama compatta che passa dai Giardini all’Arsenale.

Il Padiglione Australiano, orchestrato dall’artista Angelica Mesiti, a cura di Juliana Engberg, racchiude una polifonia assembleare che coinvolge lo spettatore in una alternanza di linguaggi non verbali, ma gestuali e musicali: una variazione complessa della sfera comunicativa.

I visitatori del Padiglione rivivono e rifondano le rivoluzioni e i determinismi delle costruzioni del potere statale, personale, politico, in un consesso ellittico creato appositamente.

L’artista Angelica Mesiti nella sua opera Assembly, una video installazione in tre canali, ambientata nel Senato Australiano e in quello Italiano, ripercorre in un nuovo codice il poema di David Malouf tradotto in un componimento musicale da Max Lyandvert ed eseguito dai musicisti con differenti tipologie di strumenti. L’artista utilizza la macchina stenografica del XIX secolo, Michela, utilizzata per la registrazione dei dibattiti nella aule parlamentari, oltre a gesti e segnali codificati della manifestazione “Nuit Debout” in Place de la Republique nel 2017 a Parigi e le tecniche di ascolto della compositrice Pauline Oliveros.

La difficoltà della comunicazione e la sua trascrizione in differenti codici – musica, performance, trascrizione stenografica, danze, manifestazioni – viene indagata dall’artista in riferimento alla complessità di un percorso democratico che costruisce l’identità di una società.
I tre schermi attirano lo sguardo dei fruitori contemporaneamente, accentuando la sollecitazione dei diversi codici in una moltiplicazione dei punti di vista, che rappresentano, al contempo, la frammentarietà del corpus sociale nella condivisione di spazi, di beni, di idee.

Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, a cura di Sam Bardaouil e Till Fellrath, è poesia recitata, vissuta in un passaggio che coinvolge lo spettatore fin dal suo ingresso nel Padiglione, fin dal suo iniziale attraversare il fuori e il dentro dell’installazione. L’artista, cineasta e poetessa Nujoom Alghanem nell’opera video site specific, a due canali, Passage, indaga l’universalità di un transitare da una dimensione all’altra, da un linguaggio poetico all’altro.

La dualità nella istallazione dell’artista è simmetrica e caratterizza l’esposizione collocandosi trasversalmente allo spazio con un enorme schermo, 3mx6m, che proietta simultaneamente, nelle sue due facce, due diverse situazioni: quella reale dove l’artista costruisce con l’attrice siriana Amal la rappresentazione cinematografica dell’opera The Passerby Collects the Moonlight della stessa artista e quella fittizia del personaggio Falak, interpretato dall’attrice siriana.

Nella realtà dell’elaborazione cinematografica per il Padiglione veneziano, Passage porta alla luce la continuità e la coincidenza di vissuti, storie, narrazioni che accomunano l’essere umano nelle sue fragilità, nei suoi processi, nella sua alienazione e distanza dalla vita stessa, che attraversa in un passaggio continuo, da un cambiamento all’altro.

Lo spettatore è coinvolto fisicamente e visivamente nella realtà di questo passaggio, nella scoperta della coincidenza tra le due narrazioni, evidente anche nella duplice valenza della scelta musicale che accompagna entrambi i video, caricandosi di accenti e sfumature differenti in relazione alla sequenza rappresentata.

Cammini disegnati sulla terra brulla e acqua, che è abisso e culla, conducono in nuovi cieli per occhi che hanno vissuto transizioni, diaspore, addii, rinascite, rivoluzioni, amori, che si sono persi nel vento e nei mari delle possibilità.

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.