Primo PianoTeatro e DanzaCoreutiche riflessioni: danzare a tempo di pandemia

Alessandra Battaglia29 Aprile 2021
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«Danzare a tempo di pandemia è seguire un ritmo imposto, sospeso e incerto.
Si crea una danza cadenzata, rigidamente scandita, metricamente distanziata, attanagliata dal timore di un contatto involontario.
È una danza soffocata da restrizioni, in luoghi non deputati e ricavati con accanita perseveranza in spazi inusuali: cucine, camere, terrazzi, giardini, balconi.
È una danza ritrovata, è un respiro doloroso di sollievo che sconvolge una monotona frenesia quotidiana.
La danza al tempo della pandemia è uno stordimento, apatico pensiero di una lucida serenità eseguita per distrarsi, costruita nella cieca fede del piacere; non c’è un rassicurante futuro ma qualora ci fosse lo danzeremo in qualche maniera»

 

La realtà pandemica, oramai perdurante da più di un anno, ha imposto il distanziamento sociale, chiusure e restrizioni alla libertà di movimento e ha influito in maniera decisiva in tutte le attività. Nella pratica della danza questa nuova quotidianità ha significato all’inizio lo stop forzato per qualsiasi pratica di gruppo, la cancellazione di spettacoli e l’interruzione di prove per nuove produzioni. Questo ha costretto il singolo danzatore e il coreografo a cercare di creare all’interno delle mura domestiche lo spazio di azione per allenarsi e continuare a performare.

Dopo l’iniziale smarrimento, si è trovato il modo di adattarsi a questa anomala situazione. Grazie agli strumenti tecnologici sono susseguiti, in questi mesi, lezioni di danza in streaming, momenti di improvvisazione sulle piattaforme dei social media, appuntamenti giornalieri con scuole di danza per lezioni di tecnica gratuite, call per partecipare a progetti video-performativi. Il web è diventato una finestra a cui affacciarsi per creare e sentirsi parte dell’attività coreica.

Nella pratica della danza i coreografi, i danzatori, i maestri e gli allievi si sono adattati a nuove modalità di creazione, insegnamento e apprendimento. Chiuse le scuole di danza e i teatri, si è aperto il mondo degli incontri virtuali. Tutte le proposte di grandi e piccole compagnie, di coreografi e scuole di danza, dimostrano come la creatività non si sia mai fermata: l’urgenza di creare e di danzare ha trovato nuove modalità. I vari social media in questo anno di pandemia sono diventati le piattaforme predilette, accogliendo diverse iniziative e permettendo ai danzatori – professionisti e non – di mantenere viva la voglia di danzare.

La Merce Cunningham Trust, la fondazione che si occupa di perpetuare la memoria e l’operato del coreografo Merce Cunningham, ha avviato fin dalla prima settimana di lockdown delle lezioni giornaliere e gratuite di tecnica Cunningham sul proprio profilo Instagram. Ha poi accresciuto la propria iniziativa mettendo a disposizione delle video lezioni su alcune creazioni di Cunningham in open source sulla piattaforma Vimeo, invitando gli utenti ad apprendere l’intera coreografia, o solo alcuni estratti, e a partecipare alla creazione di un video collettivo dell’opera.

La Martha Graham Dance Company ha lanciato la challenge #19Poses, con la quale invitava gli utenti di Instagram a ricreare e reinventare in situazioni domestiche le pose e le figure iconiche di alcuni spettacoli di Martha Graham. Pubblicando le foto di queste figure, danzatori professionisti e amatori hanno fatto proprie queste pose, dissacrando le figure della celebre coreografa ma anche elevando le quotidiane attività a gesto artistico.

Numeridanse.tv, piattaforma multimediale dedicata alla danza, insieme alla compagnia del coreografo inglese Akram Khan, ha creato The Animal Kingdom Project. L’iniziativa è stata pensata come un’opportunità, aperta a danzatori professionisti e non di tutte le età, per creare una coreografia con le movenze di sette animali da danzare sul brano del compositore Vincenzo Lamagna. Il progetto ha raccolto diversi materiali video provenienti da tutto il mondo; questo ha permesso di creare un cortometraggio, con il montaggio della video artist Maxime Dos, successivamente pubblicato sul sito di Numeridanse.tv e su quello della compagnia con il titolo Our Animal Kingdom film.

La creatività e il movimento, dunque, hanno trovato nuovi strumenti di realizzazione; il computer, lo smartphone e la videocamera sono diventati gli imprescindibili occhi davanti cui esibirsi e veicolare la propria creazione artistica, per tentare di ritrovare la collettività insita nella danza e nello spettacolo. Si è imposta quindi una nuova quotidianità, mediata da strumenti tecnologici, da mascherine e distanziamento. Quando si tornerà a danzare in presenza non sarà come prima: il distanziamento sarà una lente attraverso cui leggeremo ogni creazione artistica, e saremo sorpresi tanto dal contatto tra i danzatori quanto dalla vicinanza tra gli spettatori.

Alessandra Battaglia

Performer e danzatrice, coltiva l'arte coreutica fin da piccola, perfezionando la danza contemporanea, il teatrodanza e la ricostruzione coreografica di danze antiche, medievali e rinascimentali. A coronamento di questa passione consegue due lauree, una in Storia della Musica, una in Storia della Danza.