La terra si apre vasta e piena nei suoi dolci e lievi pendii, nelle ascese flessuose che accompagnano lo sguardo verso l’innesto con il cielo. Casa Sponge accoglie nel suo quotidiano una nuova mostra, Che sei nei Cieli, a cura di Stefano Verri, con intervento critico di Alice Zannoni.
Le artiste Anneliese Müller Nisi e Aischa Gianna Müller, rispettivamente nonna e nipote, accordano una sinfonia delicata e toccante con gli spazi della casa e la natura che la custodisce, nella sua storia e nella sua memoria. Le Müller compongono un’elegia poetica che si colora di sfumature d’azzurro e si lancia in spazi liberi da gravità e confini, riconoscendo solo la vastità come unica identità dell’animo. Nella loro comprensione dialogica le artiste tessono un gioco di nuvole, racchiuse e custodite all’interno di una camera blu che catalizza lo sguardo in uno scrigno contemplativo ed ideale, equilibrato e permanente.
Le nuvole, come fiori di cotone originati dalla terra e a questa ancorati, si elevano al cielo, quasi accarezzano i fili d’erba e sfiorano con un leggero soffio le increspature dell’acqua, riunendosi in vele immaginarie che interrompono la distanza tra il mondo terrestre e quello siderale, come in Così in Cielo così in terra di Aischa Gianna Müller.
Entrambe le artiste, nella loro relazione con lo spazio, la natura e il cielo, ordinano una partitura in grado di scavare quel limite d’orizzonte che separa la terra dalla volta celeste, perché possa discendervi e incunearsi tra le sue valli.
Nel rapporto tra questi due fondamenti originari e necessari, le artiste scorrono i nodi del tempo che lavora il corpo, la mente, costruisce culle di pensiero in cui gli astri possono trovare momentaneo riposo prima di dar seguito, ancora ed ancora, al ritmo dei giorni, al mutamento dell’essere nell’eterno ripetersi di un movimento cosmico. Il tempo che separa è il tempo che unisce in un abbraccio di anni le due artiste, rendendo più forte e indissolubile il loro legame intimo e familiare.
Nelle opere di Anneliese Müller Nisi il rapporto con la natura e con il linguaggio si costruisce al di qua e al di là di un’appartenenza territoriale, ricompresa nei suoi spostamenti e derive, in un luogo accogliente e confidenziale che possa chiamarsi casa.
L’inclemenza del tempo e la sua indiscrezione, che tuttavia regala odori nuovi e nuove tradizioni, si aggiunge ad un lessico familiare in cui le storie di terre lontane sono inscindibili: il sodalizio con la terra d’origine e quella d’adozione, la Germania e l’Italia, confluisce in un racconto cromatico caldo, venato di bruni in cui Anneliese Müller Nisi interroga l’uomo nel paesaggio, nella relazione con l’ambiente, entità primordiale e generatrice in cui trova la sua identità.
Da Gea, madre di tutte le divinità, finanche di Urano (il Cielo) suo sposo, si ergono le sculture in ferro: elemento meteoritico che dal cielo aggredì il suolo terrestre, il quale lo accolse visceralmente, fondendolo nella sua sostanza, permettendogli, però, di conservare la sua natura cosmica.
Le sculture sono strumenti del lavoro nei campi che portano il ritmo di un vincolo con il letto brullo o fertile su cui muoviamo i nostri passi, percorriamo i nostri giorni, oppure saette taglienti e rivelatrici che si orientano verso l’alto anziché percuotere il suolo con la dirompenza della loro energia.
La volontà di interrompere lo scorrere di una linea temporale, che costantemente ci dirige, si afferma con forza ed ironia nelle opere video Tentativi di alterare la giornata #1 #2 #3 di Aischa Gianna Müller.
L’artista nell’assurdo e fallimentare tentativo di anticipare, fermare e allontanare la successione ciclica di una giornata, compone un incanto misurato e sospeso che trasporta l’esistenza al limite prossimo, all’inizio e alla fine di un istante capace di racchiudere al suo interno le leggi e il fascino della creazione.
L’elemento umano, nella fragilità del suo intervento, cattura i raggi solari attraverso uno specchio, un attimo prima che il sole sorga da dietro la valle, congiungendo in quel breve istante l’intensità di due soli, uno immaginario l’altro reale, destinati a separarsi. Di nuovo il sole in diatriba con il tempo viene rincorso da un giovane cipresso che come una «meridiana di natura» cerca di stravolgere lo spazio scandito dalle ore per poi ritornare inesorabilmente nella sua condizione eretta, godendo della luce e tracciando la sua ombra sottile sul terreno.
La terra si fa ventre seducente che accoglie l’astro in una fessura scavata e misurata sulla linea d’orizzonte, prolungando ancora nel nostro sguardo la visione di una discesa astrale che ci appare come l’atto di congiungimento tra dualità confluenti e contrarie.
Le artiste creano un percorso espositivo tra interno ed esterno, volgendo lo sguardo ad un cielo che copre e arricchisce di speranza ogni territorio e rimane costante nella sua intoccabile e calma immensità.
Il loro dialogo mantiene viva una continuità con la natura, cogliendo un altrove labile ed un luogo tangibile, un passato ed un presente che si reinterpreta nelle mura della casa che le ospita, a cui le artiste donano la loro personale ed emozionante visione.
Note biografiche:
Anneliese Müller Nisi è nata in Germania nel 1928, figlia del pittore Wilhelm Nisi è cresciuta in campagna e vive da molti anni in Maremma, a Scansano. Matura le sue esperienze in Germania e all’estero, dopo aver frequentato l’Accademia di belle Arti di Salisburgo sotto la direzione di Oskar Kokoschka, la classe di scultura di Giacomo Manzù e i corsi dei maestri Kubler e Lehmann. Le prime esperienze sono rivolte alla ricerca di nuovi mezzi espressivi, portandola a sperimentare nuove tecniche, tra le quali l”alucromia”, particolarmente adatta a grandi opere parietali, ricevendo per questo molte commissioni di lavori da enti pubblici tedeschi. Negli anni successivi produce anche sculture in marmo, bronzo e alluminio, fusioni di figure in cera persa in oro, bronzo e argento, tornando a un ancestrale rapporto con il paesaggio negli anni dopo il trasferimento in maremma.
Aischa Gianna Müller è nata in Germania nel 1984 ma è cresciuta nel sud della Toscana, dove lavora, spesso in relazione diretta con la natura. Ha conseguito un BFA in Scenografia e un MFA in Fotografia e come studentessa ha lavorato negli studi cinematografici, immersa in un mondo fittizio. La sua ricerca artistica comincia nel 2016. Punti focali della sua ricerca sono la crescente disconnessione dagli elementi naturali e il significato di una pratica artistica all’interno del concetto di paesaggio. Aischa crea lavori minimalisti e concettuali, sfruttando i limiti della rappresentazione e coinvolgendo elementi naturali in disturbanti interventi.

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.