Una fiaba, un incanto, una magia prodigiosa, un irrefrenabile senso del meraviglioso che si mescola al desiderio di un sogno. È così che la bella Cenerentola, dalle scarpette di cristallo, è entrata nelle case di tutti noi. Un racconto che porta con sé fili di storie intrecciate, dall’origine incerta e sconosciuta. Un testo riadattato e modellato milioni e milioni di volte, la cui nascita si deve forse cercare tra le piramidi dell’antico Egitto, spostandosi poi nei vasti paesaggi della Cina – travestita da Yen Shen, «la bella con i piedi più piccoli del regno» – per penetrare infine in Occidente, nei panni di colei che – attesa da un principe – deve essere in grado di indossare una scarpina, un bracciale o un anello.
In Italia farà la sua prima comparsa nella fiaba di Giambattista Basile, La gatta cenerentola, pubblicata nel 1634, la cui protagonista è una ragazza di nome Zezolla che uccide la sua prima matrigna al fine di convincere il padre a sposare la sua istitutrice. La nuova matrigna, però, ricoprirà il ruolo di antagonista della storia, maltrattando la giovane e costringendola ai lavori più umili.
Diversa e più dolce sarà invece la versione di Charles Perrault, colto letterato vissuto nella seconda metà del seicento, il quale avrebbe depurato la vecchia storia di Basile dagli aspetti più macabri e crudi del dramma umano di Cenerentola per rendere il racconto una più delicata storia di corte. In Cendrillon, la protagonista è una giovane umile, mite, buona, che affronta con dignitosa compostezza le difficoltà della vita, adempie ai propri doveri e dipana gentilezza anche nei confronti di chi la maltratta.
Una storia che prende le vesti di una fiaba, una delicatezza che si conserva nella versione ottocentesca dei fratelli Grimm – Aschenputtel – che dipinge questa volta la bella Cenerentola dalle scarpette d’oro (e non di cristallo) come una giovane donna fragile, riscattata da una magia condotta dal fantasma materno per mezzo di colombe e altri uccelli.
L’intreccio poi evolve, si trasforma, si riscrive e torna in Egitto (The Egyptian Cindarella di Shirley Climo), scavalca la Persia (Il vasetto magico), approda sulle coste inglesi (Peldicenere), arrivando al mondo intero. Un lungo percorso che la porta, nel 1950, sugli schermi della Disney, trasformandosi nella storia più incantevole e magica di tutti i tempi. Modellata sulla fiaba di Charles Perrault (Cendrillon), con alcuni elementi introdotti dai fratelli Grimm, l’incantesimo si compie e il racconto si completa.
La giovane Cenerentola si anima e si circonda di piccoli aiutanti, simpatici animaletti dagli atteggiamenti umani che sono una porta aperta sulla natura, lo specchio incantato della fantasia, il possibile che incontra l’impossibile in un tempo senza tempo nel quale giovani e umili fanciulle possono diventare principesse, sconfiggendo ciò che di malvagio e infido si insinua nella natura umana, senza violenza, senza la brutalità dei gesti o delle parole ma invocando l’aiuto dell’universo intero che – girando e rigirando su stesso – provvederà a favorire la giustizia.
Qualcosa di sacro si nasconde nella personalità della bella Cenerentola, qualcosa che si cela e si svela nel suo stesso nome che allude alla cenere. «Il fatto che la giovane sia costretta a vivere tra la cenere è un dettaglio di grande complessità» – aveva rivelato Bruno Bettelheim – «poiché nei tempi antichi, essere custode del focolare era il compito delle vergini vestali, una delle cariche più prestigiose, se non la più importante di tutte, a cui una donna potesse aspirare». Una sacralità, una fragile essenza di donna, che si percepisce fin dal materiale stesso delle sue scarpette, prima d’oro e poi addirittura di cristallo. Alcune interpretazioni filologiche del testo vedono però nelle scarpette di cristallo un errore di traduzione. Le scarpette sarebbero state originariamente di pelliccia animale (in francese “vair”), trascritte erroneamente come “verre” (vetro) e sarebbero così diventate di cristallo per tutta la tradizione successiva. Ma non importa, volontaria o no che sia, questa caratteristica ci delinea in maniera efficace la personalità della protagonista e la precarietà del suo destino, la vulnerabilità di una fortuna affidata a un oggetto così fragile.
Infatti, è solo calzando quel paio di scarpe che la fanciulla diventerà una principessa. Tutta la storia è adornata saggiamente dalla magia di una fata madrina, l’espressione della Provvidenza, l’aiuto sovrumano che si incarna in qualcosa di meraviglioso, una protezione al di là delle cose reali, una forza miracolosa che si sprigiona dal desiderio di realizzare i propri sogni. È questo che fa di Cenerentola una fiaba senza tempo, una storia per grandi e piccini, una magia che ci rende potenti, capaci e liberi di realizzare i nostri sogni, a patto di crederci fermamente.

Ludovica D'Erasmo
Fin da bambina coltiva la passione per la scrittura. I giochi di parole e le rime catturano la sua attenzione. Oggi studia Lettere moderne alla Sapienza e sulla scia di filosofi, scrittori e poeti realizza quello che, da sempre, è il suo grande sogno: scrivere un libro. Da tutto questo nasce "Rimasi". La sua scuola migliore, però, rimane il mondo campestre.