Architettura, Design e ModaLetteraturaPrimo PianoBiblioteche storiche di Roma: la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea

Martina Scavone25 Gennaio 2020
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Le origini della Biblioteca di storia moderna e contemporanea risalgono al lontano giugno 1880, quando la Camera dei deputati approvò la proposta di Pasquale Villari di costituire una raccolta di libri, opuscoli e documenti relativi al Risorgimento italiano. Nacque così la Sezione Risorgimento della Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II di Roma, il cui direttore, Domenico Gnoli, avviò l’opera di acquisizione del nucleo originario delle raccolte attraverso una fitta rete di rapporti con le librerie antiquarie e con gli stessi protagonisti delle vicende risorgimentali o con i loro discendenti.

Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, cortile interno

Nel 1906, su iniziativa dell’allora Ministro della pubblica istruzione Paolo Boselli, venne istituito il Comitato nazionale per la storia del Risorgimento, allo scopo di dar vita ad una biblioteca e ad un museo del Risorgimento con sede nel monumento nazionale dedicato al re Vittorio Emanuele II (meglio noto come “Vittoriano”), all’epoca ancora in via di costruzione. Il Comitato si insediò nel 1909 e negli anni successivi continuò una vasta politica di acquisti di materiali risorgimentali che andarono ad ampliare e arricchire le raccolte; con lo scoppio del conflitto mondiale il Comitato proseguì il lavoro iniziato impegnandosi nel reperimento di ogni sorta di testimonianza bibliografica e documentaria sulla guerra. Nel 1917 la Sezione Risorgimento prese il nome di Biblioteca centrale del Risorgimento, assumendo la fisionomia di biblioteca autonoma sotto un proprio conservatore.

Il distacco definitivo dalla Biblioteca nazionale fu sancito nel 1921 con il trasferimento delle raccolte a Palazzetto Venezia, in attesa che fossero pronti i locali del Vittoriano. Negli anni trenta, tuttavia, alcuni provvedimenti mutarono profondamente la fisionomia della Biblioteca, operando un radicale smembramento della raccolta risorgimentale, che avvenne per l’esattezza tra il 1937 ed il 1938, quando i materiali bibliografici restarono alla Biblioteca, mentre quelli museali e documentari furono consegnati all’Istituto, fatta eccezione per gli autografi del fondo mazziniano. Negli stessi anni la Biblioteca assunse la denominazione attuale di Biblioteca di storia moderna e contemporanea e nel 1939, come ultimo atto di questa complessa vicenda, si trasferì a Palazzo Mattei di Giove, dove tutt’oggi ha sede insieme alla Discoteca di Stato, ora Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, il quale ospita una rara collezione di strumenti di riproduzione del suono e una biblioteca specializzata. Palazzo Mattei costituisce una sede di eccezionale valore storico-artistico; venne infatti iniziato da Carlo Maderno nel 1598 per Asdrubale Mattei e nel 1613 fu prolungato sull’attuale via Caetani per essere ultimato solo nel 1618.

Dal punto di vista istituzionale, nel 1945 la Biblioteca venne posta alle dirette dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione, poi, dal 1975, del Ministero per i beni culturali e ambientali divenuto nel 1998 Ministero per i beni e le attività culturali, e dal 2013 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (oggi Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo).

Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, facciata cortile interno

Per quanto riguarda i fini della Biblioteca, fino agli anni cinquanta rimase legata prevalentemente agli studi risorgimentali, mentre a partire dagli anni sessanta ampliò il proprio campo di interesse alla storia italiana ed europea del XIX e XX secolo. Gli orientamenti attuali tendono a fornire strumenti di base per lo studio della storia d’Italia e degli altri paesi nei secoli XVI-XXI, con particolare riguardo all’Ottocento e al Novecento. Ad oggi, il suo patrimonio librario consta di circa 40.000 pezzi: tra i fondi più significativi figurano quelli relativi a Mazzini (circa 9.000 autografi, in massima parte lettere di e a Giuseppe Mazzini), Foscolo (autografi, lettere, manoscritti e documenti, prime edizioni a stampa delle opere foscoliane, stampe e fotografie del poeta) e Guerrazzi (acquistato nel 1932 dallo studioso Pietro Miniati, comprende autografi di alcuni scritti di Francesco Domenico Guerrazzi, 215 lettere autografe edite e inedite e appunti vari, oltre a circa 4.000 edizioni delle sue opere).

Si segnalano, inoltre, lettere autografe di Crispi, Cavour, Garibaldi, Pisacane e altri protagonisti della storia italiana dei secoli XIX e XX, carte di personalità politiche dell’età liberale e del periodo fascista, oltre che alcuni diari di guerra risalenti al 1915-1918.

Si conservano, inoltre, 70.000 documenti a stampa tra bandi, proclami, editti, notificazioni degli Stati italiani preunitari dalla fine del ‘700 all’Unità e circa 600.000 volumi ed opuscoli, i quali vanno ad aggiungersi alle cosiddette “raccolte speciali” che comprendono, fra le altre cose, locandine, affiches, calendari, necrologi e cartelloni pubblicitari.

Martina Scavone

Nata a Roma, classe ‘93. Si è laureata all’Università di Roma Tor Vergata: triennale in Beni Culturali e magistrale in Storia dell’Arte. Dopo un Master di II livello in Gestione dei Beni Culturali, ha iniziato a lavorare attivamente come curatrice e storica dell'arte. Ama leggere, viaggiare e l’arte in tutte le sue sfaccettature.