ArtePrimo Piano“Pian delle balze mi attende a Mezzanotte (primavere d’inverno)”: Angelo Bellobono di nuovo in mostra a Casa Sponge

Nicoletta Provenzano21 Giugno 2020
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La personale di Angelo Bellobono, Pian delle balze mi attende a Mezzanotte (primavere d’inverno), a cura di Milena Becci, presso Casa Sponge, è una risposta e un compimento, un dono nel dono che scaturisce dall’omonima residenza dell’artista, svoltasi a gennaio del 2020.

Tra tele e pennelli lo sguardo dell’artista si distoglie dal suo studio romano, dalle realtà dell’ultimo periodo e inizia un viaggio tra i colori, tra i ricordi di altri spazi, nei luoghi ritrovati lungo le valli intorno alla casa, nel borgo di Mezzanotte di Pergola (PU).

Angelo Bellobono, Primavere d’inverno a Casa Sponge, 2020

Un’ermeneutica del paesaggio risale lungo i confini innalzati dall’ombra di un attacco invisibile, subdolamente crudele, che ora lascia il posto ai ricongiungimenti, alle riunioni d’insieme a distanza. Il regno della natura, mai distolto dal suo corso, procede nei suoi ritmi, restituendo sempre una visione originaria, libera, con cui stabilire un rinnovato patto, una genuina contemplazione.

Veduta del monte Catria da Casa Sponge

L’artista trattiene nei ricordi il respiro di un paese incantato e delinea sulle tele i profili familiari e benevoli di monti e colline, campi e pendii che si discoprono in colori caldi e brillanti, densi o leggeri come soffi di vento.

La luce, estesa o riflessa, lambisce spazi reconditi e orizzonti distesi in pennellate sfuggenti, in sfumature sovrapposte, in vedute tracciate e fissate nel bianco abbagliante della neve e nelle velature d’azzurro di un cielo d’inverno che porta già nello scorrere dei suoi giorni l’annuncio della primavera. Le stagioni si confondono in tonalità e caratteri, sedimentando atmosfere molteplici e racconti stratificati negli aerei chiarori e nelle calde terre formate e riformate nel silenzio di una apparente immutabilità in cui tutto si compie.

Lungo le pietre che discendono il pendio, tra le nicchie, le mura esterne di Casa Sponge e nella fresca intimità dei suoi spazi, Angelo Bellobono congiunge attimi di luce dove la terra, memore di una geologia remota, si fa leggera come pulviscolo e l’aria è portatrice di una storia antica, narrata in un linguaggio tenue e gentile.

Angelo Bellobono, Moving borders, 150×100 acrilico e olio su tela, Casa Sponge, 2020

Nella sospensione di un istante, sentieri e mappe prendono forme e consistenze aeree, il corpo vive di nuovi inizi nel filtrare di opachi chiarori desiderati, sperati, attesi, mentre le coordinate temporali si orientano in contorni nuovi e si celano in turbini di circolarità.

L’ora è un rintocco di viola e un soffio di arancio che fa accrescere il ritmo del tempo lungo la linea di confine riposta un po’ più in là, nel procedere di un passo che racchiude l’adesso e l’ancora, come nell’opera Moving borders.

Abituata a stagliarsi su un cielo di promesse circondata da nuvole dall’essenza mutevole e lieve, fuggevole e presente, la montagna stessa si confonde e nasconde nel passaggio di candidi nugoli, tra campiture di azzurri e di verdi che alimentano e sorreggono pennellate di bianco lucente, sovrapposte in densità cromatiche tangibili e indomabili, nell’opera Monte.

Angelo Bellobono, Monte, 23×32 acrilico su tavola, Casa Sponge, 2020

L’artista prosegue una storia affettiva intensa e profondissima con il territorio marchigiano, vissuta negli sguardi, nei colori, in memorie tramandate e ritrovate, costruite e rivissute nelle stagioni trascorse, negli studi, nelle scoperte, nel mutare e nel perdurare di una terra a cui appartenere.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.