ArtePrimo PianoIl complesso archeologico di Su Surpiaghe

Alice Massarenti2 Ottobre 2020
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I resti dell’insediamento di Su Surpiaghe (Sedilo, OR), collocabile nel Bronzo recente, sono adagiati su un leggero rilievo collocato al limite della sponda Nord dell’invaso artificiale del lago Omodeo. A Nord del complesso si sviluppa il versante collinare, mentre a Sud si stendeva la pianura originariamente solcata dal fiume Tirso e caratterizzata da fertili suoli di natura alluvionale, oggi coperti dalle acque del lago. A circa 150 metri a Sudovest si trova il basso rilievo di Monte Trigu, a Nord vi è il nuraghe Talasai – collocato sul bordo di un piccolo pianoro isolato – mentre a Nordest è presente il nuraghe Su Croe. In direzione Sudovest, a 550 metri, si trova l’allée couverte di Monte Paza e a circa 1350 metri sono situati i resti delle abitazioni neolitiche di Serra Linta.

Buona parte del sito archeologico è interessato dal periodico innalzarsi del livello delle acque del lago Omodeo, che ha sicuramente influenzato lo stato di conservazione del contesto (soggetto a erosione, dilavamento e in parte già trasformato da attività antropiche che negli anni si sono concentrate sull’area, modificando nel tempo la visibilità delle strutture).

Il complesso archeologico di Su Surpiaghe è costituito da almeno quattro strutture di forma tendenzialmente circolare o ellittica costruite in pietra basaltica, che conservano i resti di una muratura a doppio paramento, realizzata esternamente con grandi massi e internamente con pietrame di dimensioni più contenute. Le strutture 1 e 2, localizzate sul lato Ovest, presentano lo spazio interno completamente ricolmo di materiale lapideo e sono raccordate tra loro da brevi tratti murari ad andamento leggermente curvilineo dei quali residua un solo filare realizzato con grandi massi. Sul lato Nord-Nordovest la presenza di un ulteriore ambiente compreso tra due tratti murari è solo ipotizzabile, a causa di una probabile lacuna e della presenza di accumuli incoerenti di materiale lapideo.

Sul lato Est si estendono gli ambienti 3 e 4, che in epoca moderna sono stati inglobati all’interno di un ovile le cui murature – recentemente collassate – hanno in parte coperto i muri perimetrali delle strutture antiche. Le due costruzioni risultano addossate e non appare possibile individuare tratti murari che le uniscano alle altre che compongono il complesso. L’interno della struttura 3 apparentemente conserva solo per una piccola parte i resti della stratificazione archeologica mentre in alcuni tratti è possibile individuare il sottostante sostrato roccioso; l’adiacente struttura 4, invece, conservava ancora lembi abbastanza consistenti del deposito antico. Nonostante le lacune e i tratti di difficile lettura è possibile immaginare l’esistenza di un’ampia area centrale delimitata da ambienti circolari uniti da tratti murari, che per le sue caratteristiche di monumentalità e di ampiezza è stata definita nel passato “muraglia turrita”. Alla luce dei nuovi dati, una definizione alternativa potrebbe essere quella di recinto a sviluppo centripeto che ingloba nel suo perimetro alcune strutture circolari, estendendosi per una superficie di circa 1200 m².

L’indagine stratigrafica si è concentrata sulla struttura 4. L’area all’inizio dell’intervento si trovava parzialmente sommersa dalle acque, che sono andate progressivamente ritirandosi sino a lasciare la superficie totalmente emersa. La scelta di scavare questa struttura è stata determinata dalla preventiva individuazione al suo interno dei resti di contenitori ceramici apparentemente ancora in posto. Lo scavo è iniziato con l’asportazione di uno strato di terreno sabbioso unito a pietrame estremamente minuto, probabilmente il risultato dell’antico crollo della struttura sul quale è intervenuta l’azione delle acque del lago. L’asportazione dell’unità stratigrafica ha permesso di mettere in luce una sorta di “cista litica” sul lato Ovest a ridosso del paramento e di identificare con maggiore chiarezza i contenitori ceramici notati durante il rilievo preliminare. Al di sotto è stato rinvenuto un terreno parzialmente limoso ed estremamente umido di colore marrone grigiastro chiaro, con presenza di pietrame minuto. L’unità stratigrafica includeva resti di macine preistoriche di basalto, abbondante materiale ceramico e ossidiana in piccolissime quantità.

I progressivi lavori di scavo hanno permesso di mettere in luce i resti di quattro contenitori ceramici ancora in situ, collocati a ridosso del paramento murario sul lato Nord dell’ambiente, e di riconoscere una preparazione di pietre che delimitava uno strato di terra di colore marrone grigiastro chiaro, interpretabile come una sorta di piano di appoggio. Il prelievo dei vasi ha mostrato inoltre la presenza di un’altra ulteriore preparazione di pietre, funzionale allo stabile posizionamento dei contenitori ceramici sul piano di appoggio. Sono stati individuati, inoltre, un piano lastricato all’interno della “cista litica” e, a Sud di questa, un accumulo compatto e ordinato di ciottoli di fiume. Al termine dello scavo l’interno dell’ambiente è risultato suddiviso da allineamenti di pietre, uno con andamento Est-Ovest e uno con andamento Nord-Sud che delimita un piano lastricato; infine, sono state messe in luce alcune macine di epoca preistorica.

Alice Massarenti

Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.