ArteItinerariPrimo PianoI Pilastri dell’Arte: Subiaco, la storia e la figura di San Benedetto da Norcia

Martina Scavone2 Gennaio 2022
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Numerose sono le vicende storiche che hanno caratterizzato, nel corso dei secoli, il lembo di terra attraversato dal corso del fiume Aniene. La più antica risale all’imperatore romano Claudio Nerone (56-68 d.C.), il quale riscontrò nella vallata in questione il luogo ideale per erigere una sontuosa villa, che restò di appartenenza imperiale fino al III secolo d.C. Questa, grazie alla prossimità del fiume e grazie alla realizzazione di imponenti ponti-dighe, era dotata di ben tre laghi, lungo le rive dei quali si articolavano i numerosi padiglioni della villa imperiale: da qui il nome Sub-lacuum, sotto i laghi.

Subiaco, Monastero di San Benedetto o Sacro Speco

Ma la fortuna storica di Subiaco è senz’altro dovuta al fatto che, agli inizi del VI secolo, San Benedetto da Norcia (480 ca.-547) la scelse come meta del suo eremitaggio, iniziato dapprima in un antro presso l’antica villa ivi costruita da Nerone e poi proseguito nei dodici monasteri fondati dal monaco sublacense lungo la valle. Di questi, solo due sono ad oggi sopravvissuti: il Monastero di San Benedetto o Sacro Speco ed il Monastero di San Silvestro, intitolato poi alla sorella di Benedetto – Scolastica – di cui porta tuttora il nome.

Subiaco, Monastero di Santa Scolastica

San Benedetto nacque intorno al 480 d.C., da un’agiata famiglia romana. A Norcia, la sua città natale, trascorse gli anni dell’infanzia, sin quando – appena dodicenne – non venne mandato con la sorella a proseguire gli studi a Roma. Tuttavia, avendo riscontrato nella città una grave arsura morale, all’età di diciassette anni prese la decisione di ritirarsi nella valle dell’Aniene presso Enfide (l’attuale Affile) in compagnia della sua nutrice. Lì Benedetto compì il suo primo miracolo: riparò un vaglio rotto dalla stessa nutrice, che lasciò ben presto per avviarsi verso la valle di Subiaco, presso gli antichi resti della villa neroniana. A Subiaco si imbatté in un monaco di nome Romano che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò la celebre grotta del Monte Taleo (attualmente contenuta all’interno del Monastero del Sacro Speco) dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell’anno 500. Conclusa l’esperienza eremitica, acconsentì a guidare altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro ma, dopo che alcuni di loro tentarono di ucciderlo con una coppa di vino avvelenato, tornò a Subiaco, dove rimase per trent’anni, durante i quali costruì una solida comunità monastica. Tra il 525 ed il 529, a causa dell’ostilità di un tale prete Fiorenzo e a seguito di un ulteriore tentativo di avvelenamento, questa volta tramite un pane contaminato, Benedetto decise di abbandonare nuovamente Subiaco nella speranza di salvare i propri monaci. Scelse dunque di proseguire il suo eremitaggio a Cassino dove – in cima a un’altura – fondò il Monastero di Montecassino, completò la sua Regola e infine morì, secondo la tradizione, il 21 marzo 547, quaranta giorni circa dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica con la quale ebbe comune sepoltura. A detta del racconto di San Gregorio Magno, spirò in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, dopo aver ricevuto la comunione e con le braccia sollevate in preghiera, mentre li benediceva e li incoraggiava. Le diverse comunità benedettine ricordano la ricorrenza della morte del loro fondatore il 21 marzo, mentre la Chiesa romana ne celebra ufficialmente la festa l’11 luglio, da quando papa Paolo VI ha proclamato san Benedetto da Norcia patrono d’Europa il 24 ottobre 1964. La Chiesa Ortodossa invece celebra la sua ricorrenza il 14 marzo.

La Regola di San Benedetto da Norcia, umana e saggia sintesi del Vangelo, venne composta nel 540 circa sul monte di Montecassino, ispirandosi a regole precedenti, tra cui quelle di San Giovanni Cassiano e San Basilio. Nella Regola Benedetto organizza nel dettaglio la vita dei monaci all’interno di una “corale” celebrazione dell’Opus Dei, cioè della liturgia quotidiana. Tra le norme, se ne distinguono due per rilevanza: il concetto di Stabilitas Loci ovvero l’obbligo di risiedere a vita nello stesso monastero, ai fini di contrastare il vagabondaggio – allora piuttosto diffuso – di monaci; la Conversatio ovvero la buona condotta morale, la carità reciproca e l’obbedienza all’abate, pilastro di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata, durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano, coerentemente con il motto Ora et Labora (“prega e lavora”).

Subiaco, Ponte di San Francesco (1356)

Rilevante fu altresì la presenza a Subiaco di San Francesco d’Assisi (1181 o 1182-1226), immortalato in un celeberrimo affresco del XIII secolo. La presenza di quest’ultimo Santo a Subiaco è peraltro testimoniata dal Convento di S. Francesco, a cui si ha accesso grazie all’omonimo ponte a schiena d’asino del 1356. Realizzato nel 1327 grazie all’ampliamento dell’antico romitorio che l’abate Lando volle regalare al Poverello, all’interno del convento è possibile ammirare affreschi del Sodoma e un Trittico di Antoniazzo Romano del 1497.

Subiaco, Convento di San Francesco (1327), interno con affreschi del Sodoma e Trittico di Antoniazzo Romano (1497)

I due monasteri sublacensi, il Sacro Speco e Santa Scolastica, divennero immediatamente meta di pellegrinaggi e si arricchirono così di opere d’arte, contribuendo alla crescita della comunità monastica. Crebbero dunque in maniera esponenziale, sino a raggiungere l’apice in epoca medievale, attirando l’interesse di famiglie prestigiose quali i Borgia e i Colonna. Gli abati scelsero come loro residenza la Rocca Abbaziale, costruita nella seconda metà dell’XI secolo come castello feudale. Al suo interno alloggiarono – come abati commendatari – diversi personaggi, primo fra tutti Rodrigo Borgia, futuro Papa Alessandro VI (1431-1503), sotto il quale la Rocca divenne una fortezza quattrocentesca nonché il luogo di nascita dei suoi due figli, Lucrezia e Cesare. Oltre che Alessandro VI, ospitò i principi Colonna, sotto i quali la Rocca divenne fortificazione ghibellina; il cardinale Braschi, futuro Pio VI (1717-1799), e Mastai Ferretti, divenuto pontefice con il nome di Pio IX (1792-1878).

Subiaco, Rocca Abbaziale

Del monumento è ad oggi possibile visitare solo i due piani che ospitano, rispettivamente, l’appartamento Colonna e quello di Pio VI. Gli affreschi che decorano la maggior parte delle stanze si devono a Liborio Coccetti (1739-1816) e ai fratelli Zuccari. Nel XIX secolo la presenza di giacobini francesi, garibaldini e bersaglieri segnarono il volto risorgimentale di Subiaco, che tuttavia – nel corso del secolo successivo – tornò ad essere la dimora prediletta di grandi pensatori ma anche di scrittori, artisti e poeti, sedotti dallo stesso senso di pace e tranquillità che, agli inizi del VI secolo, condusse in quel luogo San Benedetto. Durante la Seconda Guerra Mondiale Subiaco subì ingenti danni strutturali e spirituali, che non impedirono alla cittadinanza di risollevarsi al punto tale da vedersi conferita la medaglia di bronzo al valore civile.

Martina Scavone

Nata a Roma, classe ‘93. Si è laureata all’Università di Roma Tor Vergata: triennale in Beni Culturali e magistrale in Storia dell’Arte. Dopo un Master di II livello in Gestione dei Beni Culturali, ha iniziato a lavorare attivamente come curatrice e storica dell'arte. Ama leggere, viaggiare e l’arte in tutte le sue sfaccettature.