LetteraturaPrimo PianoLe avventure di Adelina Virginia Stephen (o della giovane Virginia Woolf)

Lucrezia Giorgi10 Marzo 2021
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Adelina Virginia Stephen è stata senza dubbio uno dei più grandi scrittori del secolo scorso; le sue storie hanno saputo sfiorare le corde più sottili dell’animo umano, la sua penna è stata in grado di tracciare con leggiadria personaggi indelebili, la sua fama è tuttora in grado di oltrepassare ogni confine geografico. Eppure, nonostante tutto ciò, a un lettore non troppo ferrato in materia di letteratura anglosassone questo nome dirà poco o niente.

Ma, prima ancora di divenire Virginia Woolf, ella era Adelina Virginia Stephen. Questo infatti è il nome registrato all’anagrafe il 25 gennaio 1882 quando nacque la seconda figlia di Leslie Stephen e Julia Prinsep Jackson, destinata a divenire poi celebre con il cognome del marito, Leonard Woolf appunto. La coppia aveva già dato alla luce Vanessa – la futura grande pittrice (nata nel 1879) – e Thoby (nel 1880), i quali insieme ad Adrian (che nascerà nel 1883) riempiranno di gioia il 22 di Hyde Park Gate, dove la famiglia Stephen viveva insieme a George, Stella e Gerald (i tre figli che Julia aveva avuto dal primo marito, Herbert Duckworth). Una casa affollata dunque, ma proprio per questo infinitamente stimolante, in cui le giornate venivano spese all’insegna delle arti, pittura e lettura in primis, e dello studio dei classici greci e latini. Un’infanzia meravigliosa che però viene bruscamente interrotta da un tragico evento inaspettato: nel 1895, quando Virginia ha solo tredici anni, sua madre – Julia Stephen – muore. A questo evento traumatico la giovane scrittrice reagisce con la prima di una lunga carrellata di crisi di nervi che poi la accompagneranno per tutto il corso della sua vita e da cui in effetti non si libererà mai, fino al 28 marzo del 1941, il giorno in cui deciderà di togliersi la vita. Nel giro di pochi anni la famiglia Stephen venne decimata: nel 1897 morì la sorellastra Stella, nel 1904 – dopo una lunga malattia – il padre Leslie, e nel novembre del 1906 anche l’adorato fratello Thoby, ucciso dal tifo. Nel giro di dieci anni Virginia si trova a fronteggiare infiniti lutti e una crescente solitudine domestica, rincarata dalle nozze di Vanessa con Clive Bell. Eppure il carteggio tra la scrittrice in erba e amici o parenti parla chiaro: di fronte all’ineluttabilità della vita ella non ha perso affatto la speranza in un presente ricco di felicità, contraddicendo in prima persona con la vitalità stessa della sua penna coloro che la vogliono, ora come allora, personaggio triste, depresso e deprimente.

Leggendo le lettere del periodo giovanile – raccolte in un volume pubblicato da UTET nel 2017 (Ritratto della scrittrice da giovane-Lettere 1896-1912) – l’impressione che si ha è quella di una ragazza che, nonostante i fatali assalti del destino, desideri godere degli aspetti piacevoli della vita più ardentemente che mai, forse proprio in ragione del fatto che sa meglio di chiunque altro cosa significhi perdere tutto. Una giovane donna divertita e divertente, in grado di intrattenere relazioni di amorosa amicizia intessute grazie a carisma e cultura, che mirava al di sopra del resto a esprimere se stessa attraverso l’arte per cui era nata: la scrittura. «Desidero tanto una grande stanza tutta per me, piena di libri, e nient’altro, in cui possa rinchiudermi, senza vedere nessuno e leggere fino a calmarmi completamente», si legge nella lettera a Violet Dickinson del 30 ottobre 1904.

Oltre a essere una testimonianza di alto valore, questa collezione di lettere brilla per vivacità e sagacia: la narrazione è piacevole e – come ogni raccolta epistolare che si rispetti – traboccante di   dettagli e curiosità. Proprio come si trattasse di un romanzo, si finisce per non vedere l’ora di sapere che cosa avrà in serbo la prossima lettera, cosa succederà poi; questo perché, nonostante si parli di continuo (talvolta a vanvera) di Virginia Woolf, c’è ancora molto da scoprire su Adelina Virginia Stephen.

Lucrezia Giorgi

Nata nelle Marche, trapiantata a Bologna da anni, fin da piccola voleva fare la scrittrice. Difatti ora che è cresciuta passa le giornate a leggere e scrivere. Spinta da un grande amore per il Nord Europa, ha vissuto tra Svezia e Regno Unito; nel frattempo si è laureata in Antropologia, religioni e civiltà orientali. Adora i gialli di Agatha Christie, Virginia Woolf, il cinema francese e tante altre cose.